Attività fisica contro il rischio cardiovascolare

Oltre il 30% della popolazione italiana si considera sedentario e la prevalenza dell’inattività fisica cresce con l’avanzare dell’età, causando inevitabilmente patologie significative e, in generale, un peggioramento della salute. In particolare, la sedentarietà è causa del 9% delle malattie cardiovascolari. È quanto emerge dai dati elaborati dal sistema di sorveglianza italiano Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia PASSI nel biennio 2020-2021. “Numerosi studi scientifici da anni hanno inserito l’inattività fisica tra i principali fattori di rischio cardiovascolare e addirittura come quarta causa di mortalità nel mondo”, dichiara Alessandro Biffi, specialista in Cardiologia e Medicina dello Sport, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare SIPREC e della Commissione Scientifica della Federazione Medico-sportiva del CONI e di Med-Ex, medical partner della Scuderia Ferrari. “Di contro, è evidente che l’attività fisica, magari svolta secondo gli standard minimi indicati dalle Linee Guida della Società di Cardiologia Europea, svolga un ruolo cruciale nella prevenzione dei fattori di rischio. Le indicazioni sono semplici e possono essere seguite da tutti: bastano 150 minuti a settimana di attività semplice come una corsa leggera, una camminata o una pedalata.”

La III Giornata Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare, organizzata dalla SIPREC e in programma il 12 Maggio 2023, intende focalizzare l’attenzione “sull’attività fisica come uno dei più importanti fattori che determinano la Salute pubblica, sia nella cosiddetta prevenzione primaria sia nella prevenzione secondaria, ovvero avviata dopo l’evento della malattia”, si legge in un comunicato. “Il movimento fisico dopo l’insorgenza di una patologia cardiovascolare con complicanze importanti – aggiunge Biffi – è ormai inserito nei piani di riabilitazione, alla stregua del trattamento farmacologico. Non va trascurata, inoltre, una motivazione importante a favore dell’attività fisica costante: il rafforzamento del sistema immunitario, la nostra ‘barriera naturale’ contro ogni tipo di evento avverso. Molti studi recenti hanno dimostrato, per esempio, che chi era abituato a fare attività fisica costante e quotidiana non ha contratto il Covid o ne ha gestito meglio il decorso, senza complicazioni respiratorie”, dichiara. La buona salute collettiva significa anche risparmio per il Sistema Sanitario, con risorse che si “liberano” per essere impiegate in modo più efficace e mirato. “Occorre invertire la rotta – conclude Biffi – investendo proprio sulla prevenzione e sull’educazione. Superfluo dirlo, ma vale sempre la pena ribadirlo: bisogna partire dalle scuole, dai luoghi di aggregazione giovanili e dagli ambulatori dei medici di famiglia. Spetterà alle Istituzioni, poi, organizzare campagne nazionali di comunicazione e informazione per far arrivare in modo capillare il messaggio secondo cui fare attività fisica è vero atto di difesa della salute pubblica.”