14 centri italiani inizieranno la sperimentazione dell’enoxaparina nel COVID-19. A coordinarli il prof. Pierluigi Viale, Ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Bologna e Direttore dell’Unità Operativa Malattie Infettive del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha dunque autorizzato l’avvio dello studio multicentrico INHIXACOVID19, che prevede l’impiego del biosimilare di enoxaparina sodica (Inhixa®) nel trattamento dei pazienti con quadro clinico moderato o severo. La sperimentazione valuterà la sicurezza e l’efficacia dell’anticoagulante, somministrato a diversi dosaggi, nel migliorare il decorso della malattia. L’azienda Techdow Pharma, filiale italiana della Shenzen Hepalink Pharmaceutical Group, fornirà gratuitamente il farmaco ai 14 centri italiani coinvolti nello studio.
Enoxaparina sodica è un’eparina a basso peso molecolare con un’elevata azione antitrombotica che ne fa, ad oggi, uno degli anticoagulanti più utilizzati per la prevenzione e la terapia delle tromboembolie venose (TEV) e arteriose nei soggetti sottoposti a intervento chirurgico o allettati.
Tutti i 300 pazienti ammessi alla sperimentazione riceveranno enoxaparina biosimilare per via sottocutanea (Inhixa®) in mono-somministrazione giornaliera: un gruppo di 200 pazienti con dose di profilassi pari a 4.000 U.I. e un gruppo di 100 con dosi terapeutiche intermedie di 6.000, 8.000 o 10.000 U.I., in base alla massa corporea. Il protocollo della sperimentazione è stato presentato all’AIFA da un gruppo di lavoro composto anche da Benilde Cosmi, Maddalena Giannella, Maria Carla Re, Filippo Drago, Andrea Stella e Li Li.
Le alterazioni della coagulazione e le complicazioni trombotiche nei pazienti Covid-19 hanno un ruolo significativo in termini di incidenza e di rilevanza clinica, rappresentando una delle più importanti variabili associate a mortalità. Non a caso, già lo scorso gennaio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva raccomandato di prevenire il tromboembolismo venoso nei soggetti infetti da SARS-CoV-2 ricorrendo alla somministrazione sottocute di eparina, preferibilmente a basso peso molecolare. L’insorgenza di eventi trombotici nei pazienti Covid-19 anche in corso di profilassi alla dose standard di 4.000 U.I. dimostra tuttavia come tale dosaggio non metta sempre al riparo dalle complicanze. Alla luce delle evidenze scientifiche raccolte finora e dei risultati incoraggianti che provengono dagli studi svolti in Cina, sia in vitro sia sui pazienti, è nata l’idea di promuovere una sperimentazione anche in Italia impiegando, a scopo terapeutico, un dosaggio medio-alto del farmaco.
I dati che giungono dall’Oriente suggeriscono un ruolo di Inhixa® nel limitare l’azione patogena del virus. L’eparina ha una struttura molto simile all’eparan solfato, molecola presente sulla superficie cellulare del nostro organismo e usata dal SARS-CoV-2 per aderire alla cellula, prima di entrarvi e liberare all’interno sostanze tossiche chiamate citochine. L’anticoagulante attrae il virus che si attacca alla molecola del farmaco: il virus viene così “ingannato” e, anziché aggredire le cellule sane, aggredisce l’eparina. A conferma di ciò, i test cinesi effettuati da Techdow mostrano in vitro l’efficacia antivirale di Inhixa®, associata alla capacità di interferire altresì con la “tempesta citochinica” che caratterizza la fase iper-infiammatoria della malattia, che è quella più pericolosa per il paziente.
“Un altro importante tassello del nostro armamentario terapeutico verso Covid-19 entra nella fase di sperimentazione clinica, quanto mai necessaria per capirne al meglio il ruolo e l’applicabilità”, dichiara il prof. Pierluigi Viale, coordinatore dello studio. “Siamo grati ad AIFA per questa celere approvazione, che consentirà ai centri coinvolti di iniziare a lavorare per dimostrare il razionale di questa ipotesi scientifica. Abbiamo necessità di acquisire rapidamente evidenze e pertanto dobbiamo lavorare all’interno di trial clinici, associando alle nostre intuizioni e speranze il necessario rigore metodologico.”
“La terapia dell’infezione da COVID-19 con enoxaparina ha una solida base scientifica e un razionale dimostrato con prove precliniche e studi preliminari sull’uomo”, commenta il prof. Filippo Drago, Direttore dell’Unità Operativa di Farmacologia Clinica presso l’AOU Policlinico Vittorio Emanuele di Catania. “A differenza di altri farmaci utilizzati in off-label, enoxaparina presenta un rapporto beneficio/rischio comunque favorevole poiché la sua efficacia contro i fenomeni tromboembolici in questi pazienti è superiore agli eventuali effetti avversi. Infine, l’uso di enoxaparina è fortemente consigliato in pazienti Covid-19 che assumono antiretrovirali, per l’elevato rischio emorragico derivante dalla loro interazione con farmaci anticoagulanti orali (NAO).”
I 14 CENTRI CHE PARTECIPANO ALLA SPERIMENTAZIONE DELL’ENOXAPARINA
- Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Orsola-Malpighi di Bologna;
- Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma;
- Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico V. Emanuele di Catania;
- Azienda Ospedaliero-Universitaria Integrata di Verona;
- Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza;
- ASST Cremona;
- ASST Spedali Civili di Brescia;
- Fondazione Poliambulanza di Brescia;
- IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG);
- IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano;
- Ospedale Amedeo di Savoia di Torino;
- Policlinico di Modena;
- Policlinico Universitario Gemelli di Roma;
- Unità Operativa Complessa Malattie infettive di Rimini e Forlì/Cesena dell’Ausl Romagna.