
La prevalenza di steatosi epatica, spesso nota come fegato grasso o con l’acronimo NAFLD (non-alcoholic fatty liver disease), è in continuo aumento; colpisce circa il 25% della popolazione in età adulta, arrivando a oltre il 50% tra i soggetti obesi o diabetici. La condizione aumenta anche i rischi di evoluzione in steatoepatite non alcolica (NASH) e di complicanze, fino a cirrosi scompensata e tumore del fegato. Le cause sono obesità, invecchiamento della popolazione, diffusione del diabete mellito di tipo 2, consumo di cibi processati. “Identificare il paziente a rischio è prioritario. Su questo hanno lavorato gli Epatologi italiani, offrendo alla Medicina Generale e agli altri specialisti strumenti utili per riconoscere i rischi di malattia metabolica e per gestire al meglio i follow-up”, dichiara la prof.ssa Vincenza Calvaruso, Comitato Scientifico AISF, nel Corso del LV Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato. “La steatosi epatica rappresenta la causa di malattia cronica di fegato con la maggiore prevalenza nel mondo occidentale. La diffusione di obesità e diabete mellito di tipo 2 ha comportato una manifestazione clinica di interessamento epatico che si è espansa in maniera significativa. Diventa quindi prioritario identificare il paziente a rischio.”