Secondo uno studio presentato nel corso della recente conferenza annuale dell’American Association of Cancer Research a San Diego dalla Washington University di St. Louis, l’invecchiamento biologico accelerato sarebbe associato a un aumento del rischio di cancro. I ricercatori hanno analizzato l’età biologica di 150mila persone di età compresa tra 37 e 54 anni. “Questo studio fornisce spunti interessanti che possono essere collegati all’attività di ricerca e ai pilastri della longevity”, dichiara Ennio Tasciotti, direttore Human Longevity Programn dell’IRCCS San Raffaele di Roma, ordinario di Tecnologie Avanzate per il Benessere e l’Invecchiamento presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma. “In primis, appare evidente la rilevanza dell’età biologica rispetto a quella anagrafica nel determinare il rischio di sviluppare alcune patologie, in questo caso il cancro. Questo concetto è cruciale nell’ambito della ricerca sulla longevity, perché sottolinea come fattori quali lo stile di vita, lo stress e persino l’epigenetica possano influenzare il processo di invecchiamento e, di conseguenza, la predisposizione a determinate malattie.”
“L’identificazione di biomarcatori associati all’invecchiamento accelerato, come menzionato nell’articolo, potrebbe fornire preziose informazioni per sviluppare strategie preventive personalizzate, un concetto in linea con l’approccio a una medicina personalizzata, che personalmente sostengo come uno dei pilastri della ricerca sulla longevity”, continua Tasciotti. “Potrebbe infatti consentire una valutazione più accurata del rischio individuale di sviluppare malattie legate all’invecchiamento, consentendo interventi preventivi mirati. Sì dunque ad uno stile di vita sano, come dieta equilibrata, attività fisica regolare e sonno adeguato, per ridurre il rischio di malattie croniche; questo approccio richiama un concetto olistico di salute, fondamentale nell’affrontare l’invecchiamento; ritengo infatti importante – conclude – adottare abitudini di vita salutari per favorire il benessere fisico e mentale a lungo termine integrando interventi preventivi personalizzati che considerino sia i fattori genetici che quelli ambientali, al fine di promuovere una migliore qualità della vita per tutti.”