Abbassare il colesterolo cattivo e non aumentare quello buono

Contrordine sul livello corretto di colesterolo. Quello cattivo (LDL) deve essere ancora più basso di 100 o 70, come indicato lo scorso anno dalle nuove Linee Guida Internazionali. Ci sono benefici anche in caso di riduzione a livelli minimi, sotto i 50. Contrariamente a quanto si pensava fino ad oggi, il colesterolo LDL può essere portato a livelli veramente bassi; soprattutto per chi ha un rischio cardiovascolare elevato, scendere a valori sotto 50 mg/dL porta a benefici cardiovascolari ulteriori senza nessun effetto avverso identificabile. Queste nuove indicazioni sono confermate da uno studio realizzato tra il 2013 ed il 2015 su oltre 25.000 soggetti e pubblicato a fine agosto 2017 su Lancet. Da questa ricerca si torna al concetto per cui il benefico cardiovascolare nella terapia lipidica proviene dalla riduzione del colesterolo LDL e non ci sono limiti alla sua riduzione e al beneficio. Non si tratta dell’unica novità relativa al colesterolo: quello “buono” (HDL) sembra infatti debba essere aumentato. I risultati di recenti studi, pubblicati sulle riviste scientifiche New England Journal of Medicine e Jama a fine agosto 2017, indicano che si tratta di un indicatore neutro e che aumentarlo non apporta benefici. Più in generale, bisogna ricordare che il colesterolo rappresenta il primo e più importante fattore di rischio cardiovascolare. Queste alcune delle novità presentate nell’Ottobre scorso a Milano in occasione dell’XI Congresso Annuale SITeCS, Società Italiana di Terapia Clinica e Sperimentale e del Congresso Regione Lombardia SISA, Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi. Livelli elevati di colesterolo interessano il 20% della popolazione italiana, 12 milioni di individui. In Lombardia ne soffrono 2 milioni di persone, di cui oltre 250.000 nella sola Milano.