Agevity 2024: “Programmare la longevità per società sostenibili. Necessari investimenti in prevenzione e un patto intergenerazionale”

Nell’ambito della Conferenza Plenaria del Forum Internazionale Agevity, recenemente svoltasi presso l’Università Bocconi di Milano, sono stati presentati i dati di Scenario Longevità. Rapporto 2024, II edizione della ricerca del Silver Economy Network, sviluppata con la collaborazione del Centro Studi di Assolombarda, Lattanzio KIBS e IQVIA, che condivide lo scenario nazionale della longevità, mettendo in luce le dinamiche positive legate al cambiamento demografico e le aree di intervento tra politiche nazionali e cooperazioni pubblico-privato. L’Italia è tra i Paesi più longevi al mondo; questo risultato, in termini di aspettativa di vita, comporta anche sfide di natura socio-economica, se si considera che già oggi la quota di over65 residenti supera quella dei più giovani, e che per ogni 100 persone in età lavorativa (15-64 anni) vi sono 38 anziani a carico; valore che si stima crescerà fino a 63 entro il 2050, quando gli over85 rappresenteranno il 7,2% della popolazione, mentre la popolazione attiva (15-64 anni) diminuirà passando dal 63,5% del 2024 al 54,4% nel 2050, aumentando la dipendenza degli anziani.

Si vive più a lungo e sempre più spesso in buona salute: in Italia l’età media è aumentata passando da 41,9 nel 2002 a 46,6 nel 2023, quasi +5 anni in circa un ventennio, mentre la speranza di vita alla nascita è cresciuta da 80 anni nel 2002 a 83,1 nel 2023. Anche la speranza di vita “in buona salute” alla nascita è aumentata, da 56,4 anni nel 2009 a 59,2 anni nel 2023, ma è fondamentale, sottolinea il report, continuare a investire per tutelare i più giovani e i più fragili. Secondo i dati dell’Osservatorio Salute IQVIA, il 70% degli Italiani adulti soffre di almeno 1 condizione cronica; 1/3 della popolazione ha una patologia cardiovascolare; il 42% degli over75 convive con 3 o più malattie croniche. Inoltre, il 70% ha stili di vita a rischio, fra cui consumo eccessivo di alcolici (40%); fumo (24%); alimentazione scorretta (24%); sedentarietà (23%); il 45% è in sovrappeso o obeso, con stress (21%) e problemi di sonno (28%) complicano ulteriormente il quadro.

Secondo l’analisi, prevenzione, corretti stili di vita e adesione vaccinale tra le fasce più anziane andrebbero quindi incrementati attraverso campagne di sensibilizzazione e maggiori investimenti, sottolineando come oggi per la prevenzione venga stanziato solo il 5% delle risorse del Fondo Sanitario Nazionale. Sempre secondo il report, anche l’adozione della telemedicina potrebbe ridurre le distanze tra cittadino ed ecosistema della salute, promuovendo migliori profili di salute tra gli over65. Tuttavia, nonostante il 60% degli Italiani dichiari di essere favorevole al suo utilizzo, la disponibilità di servizi di questo tipo è ancora molto frammentata sul territorio.

La longevità rende inoltre necessario valorizzare anche aspetti relazionali e sociali, che possono favorire coesione e inclusione, rendere la vita più appagante e ridurre il rischio di isolamento, che porta con sé conseguenze negative sulla salute. Gli over65 che vivono soli sono quasi 1/3 del totale della rispettiva fascia di età, e questa quota è destinata a crescere. La salute mentale, correlata anche all’isolamento, rappresenta una sfida crescente per i giovani e per la popolazione più anziana: stati d’ansia e depressione colpiscono trasversalmente tutte le fasce di età, con un picco del 26% nella fascia dei giovani 18-24 anni, mentre negli over55 la quota di chi dichiara di soffrire di ansia si attesta al 12%. Il benessere mentale rappresenta per gli Italiani un fattore fondamentale per invecchiare in salute: per il 92% la salute mentale è determinante per la qualità di vita nel lungo termine. Ad oggi però emerge una grande difficoltà ad orientarsi tra i servizi di supporto per la mental health (48%) e ci si aspetta un miglioramento dell’accesso ai servizi in diverse direzioni, riducendo i costi (55%), aumentando i servizi gratuiti (47%) o accorciando le liste di attesa (46%).

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, con il prolungamento della vita lavorativa, molte Aziende vedono convivere contemporaneamente 5 generazioni (dai “boomers” alla “Generazione Z”); creare un ambiente di lavoro multigenerazionale e inclusivo che valorizzi le diverse età è essenziale per il successo delle imprese e per il benessere dei dipendenti, ma servono politiche e strategie innovative, capaci di garantire percorsi più dinamici, trasferimento e aggiornamento delle competenze. Raccomandazioni confermate anche dall’OCSE, i cui dati presentati nel corso del Forum mostrano un importante allineamento tra le esigenze di giovani e senior nel mondo del lavoro: adeguamento dei salari; sentirsi apprezzati; possibilità di crescita.

Sul piano sociale, il fenomeno dell’invecchiamento non è tuttavia considerato un fattore strategico. In Italia permangono infatti quegli stereotipi che ritraggono i “silver” refrattari ai cambiamenti, in difficoltà rispetto alla tecnologia, in sostanza “seduti”. Questi stereotipi, se radicati, oltre a portare all’esclusione dai processi decisionali, validano una lettura non più attuale. Infatti, se si guarda ai dati economici presentati nella prima edizione di Scenario Longevità, gli over65 rappresentano una fonte di redditi (oltre 300miliardi di euro) e di consumi (circa 185miliardi di euro) assai importante, rendendoli un driver per lo sviluppo di nuove filiere di prodotti e servizi, quindi un importante motore per l’occupazione.

Secondo i dati raccolti nella nuova edizione del Rapporto, il 48% degli intervistati ritiene lo sviluppo di alleanze tra soggetti pubblici e privati per progetti innovativi la misura più efficace per promuovere questi valori, ma il 28% richiede la promozione di un patto intergenerazionale che rafforzi l’alleanza tra giovani, adulti e senior, per garantire il benessere delle generazioni future.

“La coesione sociale è una priorità per affrontare l’invecchiamento demografico, ecco perché abbiamo voluto dedicare una riflessione sulla cultura del dono e della collaborazione intergenerazionale, che va sostenuta attraverso interventi in grado di influenzare la cultura della nostra società, a partire dai giovani fino ai senior”, dichiara Mariuccia Rossini, presidente del Silver Economy Network. “Gestire la transizione demografica richiede un ragionamento di sistema, capace di portare attenzione all’intero percorso di vita della popolazione. Investire in prevenzione, promuovere la salute mentale, promuovere partnership pubblico-privato per rendere il Sistema Sanitario e di welfare più celere nel dare riscontro ai bisogni del cittadino, promuovere inclusività e nuovi modelli di carriera nel mondo del lavoro: questi alcuni dei passi fondamentali affinché l’invecchiamento della popolazione possa tramutarsi in un’opportunità di sviluppo per l’Italia e per l’Europa.”