L’Aifa approva spesolimab (spevigo®) contro la psoriasi pustolosa generalizzata, grave malattia della pelle

Diagnosi tardive, quando non mancate, dovute al difficile riconoscimento di forme sfumate, che rallentano l’accesso al percorso di cura; assenza, fino ad oggi, di terapie innovative specifiche. Sono le principali aree di criticità intorno alla psoriasi pustolosa generalizzata (generalized pustular psoriasis, GPP), grave malattia rara e cronica della pelle, potenzialmente pericolosa per la vita a causa delle complicanze che può provocare se non trattata adeguatamente. Specialisti e pazienti dispongono ora di un farmaco innovativo mirato per la GPP: l’Agenzia Italiana del Farmaco Aifa ha infatti autorizzato (con Determina del 19 dicembre 2024 n. 787/2024, pubblicata in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.298 del 20.12.2024) l’immissione in commercio per uso ospedaliero e la rimborsabilità di spesolimab (spevigo®), di Boehringer Ingelheim, indicato in monoterapia per il trattamento delle riacutizzazioni (flare) della GPP negli adulti e negli adolescenti sopra i 12 anni di età. Insieme a una diagnosi certa e precoce, la nuova opzione terapeutica potrebbe contribuire a migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da GPP, malattia segnata da un decorso clinico eterogeneo e imprevedibile di cui ancora non si conoscono i meccanismi patogenetici, ma che in molti casi è dovuta ad alterazioni del sistema immunitario, in particolare all’eccessiva attivazione della via pro-infiammatoria dell’interleuchina 36 (IL-36R), che genera una esagerata risposta infiammatoria da parte delle cellule cutanee.

La psoriasi pustolosa generalizzata rappresenta meno dell’1% di tutti i casi di psoriasi; più comune nelle donne, si presenta tra i 50 e i 60 anni e la sua incidenza è di circa 50 nuovi casi l’anno. Essendo assimilabile ad altre forme di psoriasi e malattie cutanee, risulta essere sottostimata e sottodiagnosticata. “La GPP si manifesta con un’eruzione diffusa di pustole sterili su base eritematosa che si associa talora a sintomi sistemici quali dolore, febbre, malessere generale, affaticamento e manifestazioni extracutanee (colestasi, artrite)”, dichiara Francesco Cusano, past president Associazione Dermatologi – Venereologi Ospedalieri Italiani e della Sanità Pubblica ADOI. “Queste improvvise acutizzazioni sono chiamate flare e, se non riconosciute e trattate tempestivamente, possono portare ad un aggravamento della condizione clinica e in rari casi a decesso. La diagnosi precoce è importante perché la patologia è altamente impattante sulla vita dei pazienti e il suo andamento clinico rischia di andare fuori controllo se non si interviene tempestivamente con terapie corrette. Fondamentale la diagnosi differenziale, che però è molto difficile perché la GPP si può manifestare con espressioni eterogenee, la cui variabilità è accentuata da eventuali trattamenti non specifici pregressi.”

Spesolimab è un farmaco biologico, un anticorpo monoclonale umanizzato del tipo immunoglobulina G1 (IgG1) antagonista del recettore umano dell’interleuchina 36R (IL-36R), di cui blocca la segnalazione. Il legame di spesolimab con IL-36R impedisce l’attivazione successiva da parte dei suoi ligandi (IL-36 alfa, beta e gamma) e l’attivazione a valle di vie pro-infiammatorie. L’efficacia e la sicurezza di spesolimab sono state valutate dallo studio Effisayl 1, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo. L’endpoint primario dello studio era la percentuale di pazienti con sottopunteggio GPPGA relativo alle pustole pari a 0 (indicatore di assenza di pustole visibili) alla settimana 1 dopo il trattamento infusionale, raggiunto quando si osservava una differenza statisticamente significativa tra il risultato nel braccio trattato con spesolimab rispetto a quello nel braccio in placebo. Oltre ai sintomi cutanei la GPP spesso si accompagna a sintomi sistemici, quali febbre, fatigue, mal di testa, malessere generale e dolore importante. La rarità della patologia, il corredo sintomatologico e il decorso imprevedibile, il notevole ritardo diagnostico, la difficoltà di accedere ai farmaci e l’inadeguatezza delle terapie fino ad oggi impiegate sono tutti fattori che favoriscono complicanze renali, epatiche, l’insufficienza cardiorespiratoria sino alla sepsi.