
È da oggi disponibile anche in Italia alectinib, la terapia target per il trattamento in prima linea dei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) positivi per il riarrangiamento di ALK oltre che per il trattamento di pazienti affetti da NSCLC ALK-positivo in stadio avanzato, precedentemente trattati con crizotinib. Alectinib si presenta come una vera e propria rivoluzione nel trattamento del carcinoma non a piccole cellule avanzato ALK-positivo, malattia che ha una prognosi sfavorevole e che spesso presenta metastasi a distanza, in particolare a livello cerebrale.
Il farmaco ha dato risultati migliori rispetto a altri inibitori di ALK a oggi disponibili, in termini di efficacia anche a livello delle metastasi cerebrali. Questi risultati positivi, che sono valsi alla molecola lo status di Farmaco Innovativo da parte di AIFA, sono emersi dallo studio di fase III ALEX, nel quale alectinib, usato come prima linea di trattamento, ha dimostrato di ridurre del 57% il rischio di progressione della malattia o morte triplicando la mediana della sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto a crizotinib (34,8 vs 10,9 mesi). Lo studio ha inoltre dimostrato come alectinib sia in grado di ritardare l’insorgenza di metastasi cerebrali, riducendo del 84% il rischio di progressione di malattia a livello encefalico.
“Il nostro Istituto ha partecipato allo studio Alex, che ha portato alla commercializzazione del farmaco”, afferma la dott.ssa Marina Chiara Garassino, Responsabile Struttura Semplice Oncologia Medica Toraco Polmonare – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano. “Abbiamo provato la sensazione di avere tra le mani una molecola che avrebbe per sempre cambiato la storia dei pazienti affetti da NSCLC che presentano il riarrangiamento di ALK. Abbiamo visto pazienti stare meglio in pochi giorni, metastasi cerebrali scomparire senza la radioterapia, ma soprattutto abbiamo visto i pazienti condurre normalmente la loro vita per lunghissimo tempo, come se non ci fosse alcuna malattia. Questo – conclude Garassino – è importante soprattutto se si considera che molto spesso si tratta di pazienti in giovane età; tutto questo è bellissimo per noi come medici e per i nostri pazienti.”