Allarme The Lancet e OCSE: in sanità sprecati oltre 2 euro su 10

La prestigiosa rivista The Lancet ha lanciato a Londra la serie di articoli Right Care, seguita dalla presentazione del report dell’OCSE Tackling Wasteful Spending on Health. Il messaggio è unanime: i fenomeni di “overuse” e “underuse” di servizi e interventi sanitari (farmaci, test diagnostici, procedure chirurgiche, etc.) costituiscono oggi una vera e propria pandemia: oltre a mettere a rischio la sostenibilità di tutti i sistemi sanitari, sovra-utilizzo e sotto-utilizzo non riflettono l’etica della medicina e della sanità, in quanto minano la possibilità di una copertura sanitaria equa e sostenibile e del diritto universale all’assistenza sanitaria.

“La serie di The Lancet e il rapporto OCSE – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – sono perfettamente in linea con quanto riportato dal Rapporto sulla sostenibilità del SSN 2016-2025, presentato dalla Fondazione GIMBE lo scorso 7 giugno presso il Senato della Repubblica. Secondo le nostre stime, infatti, in Italia circa 11 miliardi/anno vengono erosi da sovra e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie, a cui si aggiungono oltre 13 miliardi relativi a frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative e inadeguato coordinamento dell’assistenza.”

Diversi i messaggi chiave lanciati dagli autori della serie di The Lancet: sovra-utilizzo di interventi sanitari di efficacia non dimostrata e sotto-utilizzo di interventi sanitari efficaci convivono in tutti i sistemi sanitari a livello di popolazioni, percorsi assistenziali e singoli pazienti, peggiorando esiti clinici, psicologici e sociali, determinando una impropria allocazione di risorse e generando sprechi evitabili. Gli esempi di sovra-utilizzo riportati sono innumerevoli: TAC e RMN per lombalgia e cefalea, antibiotici per infezioni virali delle vie respiratorie, densitometria ossea, test pre-operatori (ECG, Rx torace, ecostress) in pazienti a basso rischio, antipsicotici negli anziani, nutrizione artificiale in pazienti con demenza in fase avanzata e in pazienti oncologici terminali, catetere vescicale a permanenza, imaging cardiaco in pazienti a basso rischio, screening oncologici di efficacia non documentata (PSA, CA-125), tagli cesarei senza indicazioni cliniche.

“Considerato che la maggior parte degli interventi sanitari si colloca in un’area grigia, dove il profilo rischio/beneficio non è così netto – continua Cartabellotta – è indispensabile prendere in considerazione le preferenze dei pazienti. Ecco perché è impossibile migliorare l’appropriatezza degli interventi sanitari senza un coinvolgimento di cittadini e pazienti attraverso il processo decisionale condiviso, strategia di efficacia documentata per ridurre sprechi, aspettative irrealistiche di malati e familiari e contenzioso medico-legale.”

Alla serie di The Lancet fa eco il rapporto dell’OCSE che denuncia sprechi e inefficienze in tutti i sistemi sanitari: clinici (overuse e underuse), amministrativi e conseguenti a frodi e abusi, in linea con la tassonomia di Don Berwick già ripresa dal Rapporto GIMBE e adattata al contesto italiano. In particolare, visto che la spesa sanitaria ha ripreso a crescere nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE, il report rileva che ogni 10 euro spesi in sanità, sino a 2 vengono sprecati, in quanto non migliorano la salute e il benessere delle persone o addirittura li peggiorano: un’enorme opportunità dunque per recuperare preziose risorse ed aumentare il value for money.

“È fonte di grande soddisfazione – conclude Cartabellotta – constatare che la serie di The Lancet e il report dell’OCSE confermano le basi scientifiche del Rapporto GIMBE sulla sostenibilità del SSN, le cui proposte sono dunque condivise a livello internazionale. In particolare, il processo di disinvestimento e riallocazione suggerito dal nostro Rapporto viene legittimato come strategia irrinunciabile per garantire la sostenibilità di tutti i sistemi sanitari, che richiede una vera e propria ‘chiamata alle armi’ di tutti gli stakeholders del SSN.”