Nonostante l’allattamento materno rappresenti una buona arma contro la mortalità infantile e materna, questo viene praticato da meno di un terzo delle donne dei Paesi industrializzati. Inoltre, “l’allattamento materno può ridurre di oltre il 50% gli episodi di diarrea e del 32% le infezioni ospedaliere; allattare per i primi 6 mesi di vita e fino a 2 anni può prevenire il decesso di 800mila bambini l’anno”. È quanto sostiene il prof Francesco Branca, direttore del Dipartimento di nutrizione per la salute e lo sviluppo dell’Oms, intervenendo alla seconda conferenza nazionale sull’allattamento promossa dal Ministero della Salute a Roma.
“Il tasso di allattamento materno a livello mondiale è fermo al 41% ma l’obiettivo dell’Oms è di arrivare, nel 2025, al 50%”, prosegue Branca. “E proprio questo tipo di allattamento può aiutare a ridurre i tassi di incidenza del diabete e dell’obesità, migliorando le capacità cognitive dei bimbi. Ma i benefici dell’allattamento materno non si limitano al neonato e coinvolgono anche la mamma. Ogni anno di allattamento sembra faccia infatti diminuire il rischio di sviluppare il cancro al seno del 6% e si stima possa prevenire 20mila morti per cancro alla mammella.”
Ma secondo una recente ricerca dell’Unicef, nonostante il latte materno salvi vite, protegga i bambini e le madri da malattie letali e contribuisca al raggiungimento di un QI più alto e risultati scolastici migliori, circa il 21% dei bambini nei Paesi ad alto reddito non sono mai stati allattati; nei Paesi a basso e medio reddito questo tasso è del 4%. Lo studio evidenzia inoltre che i bambini hanno probabilità maggiori di essere allattati almeno una volta nei Paesi a basso e medio reddito.