
La “sindrome delle apnee del sonno”, conosciuta come “malattia dei grandi russatori”, è una patologia che coinvolge alte e basse vie aeree e produce il classico il rumore noto come russamento, determinato dal passaggio dell’aria attraverso una strettoia dovuta a stenosi a livello nasale o della gola. Tale stato causa un edema dei tessuti che vengono ulteriormente aspirati dall’azione inspiratoria polmonare. Ebbene tutto questo sembra avere serie conseguenze a livello cerebrale, specialmente dei bambini. Infatti, secondo un articolo pubblicato su Scientific Reports, proprio nei bambini con apnea ostruttiva del sonno (OSA), le aree del cervello coinvolte nel pensiero e nel problem-solving sembrano avere dimensioni ridotte rispetto a quelle dei bambini senza disturbi del sonno. Secondo Paul Macey e i colleghi della University of California della Los Angeles School of Nursing, fino al 5% di tutti i bambini è affetto da OSA, una patologia molto comune della prima infanzia che può condizionare lo sviluppo cerebrale dei piccoli. I ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica per analizzare il volume della materia grigia di 16 bambini con OSA e 200 bambini non affetti da questo problema, tutti di età compresa tra 7 e 11 anni. È stato osservato che i bambini con OSA presentavano una diminuzione del volume della materia grigia in tutte le aree del lobo frontale superiore e del prefrontale e della corteccia parietale superiore e laterale.
Altri siti interessati dall’anomalia erano il tronco cerebrale, la corteccia prefrontale ventrocentrale e del lobo temporale superiore, soprattutto nell’emisfero di sinistra. I ricercatori sottolineano che la OSA era certamente legata al comportamento e ai problemi cognitivi, tuttavia lo studio non può dimostrare che i cambiamenti del cervello potessero effettivamente causare problemi ai bambini a casa o a scuola.
“Così – scrivono i ricercatori – i soggetti in età pediatrica con OSA mostrano ampie riduzioni di volume della materia grigia a livello regionale, delimitate nelle aree che controllano le funzioni cognitive e l’umore, anche se tali perdite sono apparentemente indipendenti da deficit cognitivi. Dal momento che la durata della malattia OSA nei nostri soggetti era sconosciuta, questi risultati possono derivare da uno ritardato sviluppo neuronale, o da processi di danno neuronale, o da una loro combinazione, e potrebbero entrambi riflettere un’atrofia neuronale o riduzioni nel volume cellulare (neuroni e glia).”
Macey ribadisce che appariva chiaro che le modificazioni ritrovate nel cervello fossero collegate al comportamento, alle funzioni cognitive e a altre funzioni, ma non è stato possibile definire quanto la riduzione della materia grigia avesse potuto influenzare i punteggi dei test cui i ragazzini erano stati sottoposti.