L’appartenenza al gruppo sanguigno A potrebbe influenzare il rischio di ictus, specialmente in giovane età. È quanto ipotizzano alcuni ricercatori della University of Maryland School of Medicine, Baltimore, Stati Uniti, autori di una metanalisi che ha revisionato 48 studi di genetica e ictus ischemico condotti in Nord America, Europa e Asia, per un totale di 16.927 soggetti colpiti da ictus e 576.353 persone che non ne hanno invece sofferto. Per coloro andati incontro a ictus, in 5.825 si è trattato di casi a esordio precoce, ovvero prima dei 60 anni di età. In particolare, considerando i soggetti di origine europea e confrontando le 5.825 persone precocemente colpite da icuts con 29.320 soggetti sani, l’analisi ha rilevato che il 48% dei casi di ictus precoce appartenevano al gruppo sanguigno A, rispetto al 45% dei casi con ictus tardivo e al 44% di persone non colpite da ictus. Probabilità minori di andare precocemente incontro a malattia ischemica a livello cerebrale sarebbero invece state correlate all’appartenenza al gruppo 0. Gli autori consigliano quindi di adottare abitudini sane che possano ridurre le situazioni di rischio ulteriore, quali: mantenere la pressione sanguigna entro i valori considerati normali, non fumare, praticare regolare attività fisica e limitare il consumo di alcolici. La ricerca è stata pubblicata su Neurology.
Home Neurologia L’appartenenza al gruppo sanguigno A potrebbe facilitare l’ictus a insorgenza precoce
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