Aumento del PSA, che cosa serve per la diagnosi

DOMANDA

Ho 75 anni e ho avuto valori di PSA intorno a 2,5 fino a 68 anni quando, a seguito di una prostatite guarita, ho cominciato a registrare valori oscillanti tra 3 e 9. Un’ecografia transrettale ha evidenziato un nodulo iperecogeno e una biopsia non ha riscontrato alcuna neoplasia. Per evitare altre biopsie, ho fatto una Risonanza Magnetica Multiparametrica che ha escluso il tumore. Cosa devo fare? L’ultimo valore del PSA è 5.

Grazie

RISPOSTA

L’aumento del PSA, a qualsiasi età, determina sempre un allarme, una forte preoccupazione per il paziente ma anche un problema per lo stesso medico, specialmente quando, dall’esame clinico, non c’è evidenza di tumore alla prostata. Per questo, quando esiste il sospetto di un’infiammazione della ghiandola (prostatite) e sono presenti disturbi della minzione, bruciori, dolori perineali (zona compresa tra ano e testicoli), febbre, che si tratti di una persona giovane o meno giovane, sarebbe opportuno non eseguire il dosaggio del PSA in quanto questo risulterà certamente elevato. Infatti successivamente, quasi sempre, si eseguono indagini strumentali come ecografia transrettale, biopsia, PET e, ultima, la risonanza magnetica multiparametrica, in grado di identificare delle lesioni anche minime. Quando però queste indagini non evidenziano il tumore alla prostata è inutile eseguire o ripetere altre indagini. Inoltre, a 75 anni, un’eventuale insorgenza del tumore prostatico, nella maggior parte dei casi, non modifica la sopravvivenza.