Oggi certamente ci troviamo di fronte a una minaccia grave per la salute mondiale e l’allarme scaturisce dai numeri, che sono chiari: i batteri antibiotico-resistenti uccidono ogni anno in Europa circa 30mila persone, delle quali un terzo Italiane, con una ripercussione economica, fra spese sanitarie e perdita di produttività, di circa 1,5 miliardi di euro (CE 2017/C 212/01). Nel prossimo ventennio diventeranno la prima causa di morte (OMS), superando fra le cause di morte i tumori.
In Italia il consumo di antibiotici è molto elevato; siamo al quinto posto in Europa e le percentuali di antibiotico-resistenza sono fra le più alte. Il problema interessa anche la sicurezza alimentare e il nostro Paese è ancora ai primi posti per la quantità di antimicrobici utilizzati negli animali per la produzione di carni per uso alimentare (Ministero Salute 2014). Considerato il trend in aumento della resistenza agli antibiotici, è probabile che tali cifre siano oggi anche maggiori.
Con riferimento ad alcuni tra i batteri inclusi dall’ECDC nel report annuale di sorveglianza della resistenza anti-microbica in Europa, dall’ultimo report, relativo all’anno 2016, emerge che oltre la metà (58.6%) degli isolati di Escherichia coli, il 34.5% di quelli di Klebsiella pneumoniae, il 33.9% di quelli di Pseudomonas aeruginosa e il 13.7% di quelli di Staphylococcus aureus è resistente ad almeno una delle classi di antibiotici a cui prima era sensibile. Inoltre, I neonati sono biologicamente suscettibili alle infezioni perché l’immaturità del loro sistema immunitario li rende vulnerabili all’attacco di batteri: il 40% dei 3 milioni di decessi neonatali ogni anno nel mondo è dovuto a infezioni. I dati di sorveglianza sulle resistenze batteriche fra i neonati sono attualmente limitati a singoli Centri di assistenza, o a singole Regioni, ma la percezione attuale è che batteri Gram Negativi come Klebsiella e Escherichia coli stiano emergendo quali responsabili di un terzo dei casi di infezione generalizzata. Nel 18% dei casi l’infezione è provocata da batteri resistenti, e la mortalità è doppia di quella dovuta a germi non selezionati (circa 20% vs 10%).