Per garantire la sicurezza delle cure nelle 115 Terapie Intensive Neonatali italiane necessari comportamenti corretti e competenze ospedaliere multidisciplinari. “La Società Italiana di Neonatologia è molto vicina alle famiglie dei piccoli nati prematuri deceduti a seguito dell’infezione da Citrobacter contratta presso l’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona ed ai genitori degli altri neonati colpiti da questo batterio killer”, dichiara il presidente SIN, Fabio Mosca. “Il pensiero va anche a tutto il personale sanitario coinvolto che quotidianamente, con costante impegno, professionalità e dedizione si occupa delle cure di questi piccoli neonati, considerati come figli.”
A fronte di questa drammatica vicenda, la SIN sottolinea che le 115 Terapie Intensive Neonatali (TIN) presenti in Italia dispongono di attrezzature all’avanguardia e offrono elevati standard di sicurezza e di qualità delle cure, come testimoniano i tassi di mortalità neonatale tra i più bassi al mondo. L’infezione di un neonato non necessariamente vuol dire malpractice: i nati prematuri sono pazienti critici e fragili, con difese ridotte, spesso ricoverati in terapia intensiva e quindi sottoposti a procedure diagnostico-terapeutiche invasive che aumentano il rischio infettivo. In questo contesto, la SIN lavora da sempre nel campo della prevenzione, ponendo grande attenzione alla formazione continua di medici e infermieri, ben consapevoli che le infezioni costituiscono una costante minaccia per i nati pretermine, proprio in relazione alla loro fragilità.
“Un neonato prematuro è estremamente vulnerabile e purtroppo esposto all’attacco di germi, apparentemente innocui, ma che nel suo caso possono causare gravissimi problemi. Procedure standard, volte a garantire la massima sicurezza nelle cure, come ad esempio il lavaggio delle mani o l’attenzione nella gestione dei cateteri, sono applicate con scrupolo nei reparti e sono state ulteriormente rafforzate per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19. La SIN – aggiunge Mosca – ha ad esempio diffuso nei mesi scorsi un protocollo per il corretto utilizzo dei telefoni cellulari in TIN, rivolto sia ai genitori che agli operatori. Ma tali procedure a volte purtroppo non bastano.”
In attesa dell’esito delle indagini ancora in corso, che chiariscano le eventuali responsabilità degli eventi verificatisi, la SIN, pur comprendendo i sentimenti e le emozioni delle persone coinvolte, condanna con fermezza le inqualificabili minacce rivolte a medici ed infermieri, che svolgono sempre il loro lavoro nell’esclusivo interesse dei neonati, chiedendo di evitare processi sommari e di attendere la conclusione delle inchieste. “Le infezioni non si prevengono solo con i comportamenti corretti del personale sanitario ma è anche necessario dotare le TIN di adeguate risorse umane e strumentali e programmare il meticoloso e regolare controllo ambientale (aria, acqua, igiene delle superfici e delle attrezzature), con il coinvolgimento delle preposte competenze ospedaliere multidisciplinari. La prematurità è una malattia grave e le infezioni in Terapia Intensiva Neonatale costituiscono un pericolo reale e costante per i nati pretermine, anche quando sussistono e sono garantite tutte le condizioni di sicurezza. La battaglia contro le infezioni – conclude Mosca – è una battaglia difficilissima che può essere affrontata al meglio soltanto quando tutte le componenti ospedaliere giocano la propria parte.”