Bimekizumab rimborsabile nel trattamento dell’artrite psoriasica attiva

L’Agenzia Italiana del Farmaco Aifa ha approvato la rimborsabilità di bimekizumab per l’artrite psoriasica attiva. La Commissione Europea aveva concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco per questa indicazione nel giugno 2023. Bimekizumab è il primo e unico trattamento progettato per inibire selettivamente e direttamente le interleuchine IL-17A, e IL-17F, molecole messaggere del sistema immunitario all’organismo, che svolgono un ruolo chiave nei processi infiammatori. Bimekizumab è già entrato nella pratica clinica del nostro Paese nel marzo 2023 per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa, negli adulti candidati alla terapia sistemica.

La diagnosi di questa patologia non è sempre facile perché ha un esordio lento e le manifestazioni cliniche possono essere molto diverse da individuo a individuo e facilmente confuse con i sintomi di altre forme di artrite in quanto si tratta di una malattia dalle molteplici sfaccettature. L’artrite psoriasica colpisce oltre 100mila persone in Italia. Si tratta di una malattia reumatica infiammatoria, parte del gruppo delle spondiloartriti, caratterizzata da manifestazioni articolari periferiche e/o assiali (coinvolgendo la colonna vertebrale e le articolazioni sacro-iliache). Colpisce principalmente pazienti con psoriasi cutanea, sia in fase attiva che pregressa. La prevalenza nella popolazione generale è dello 0,3-1%, senza differenze significative tra i sessi, mentre nei pazienti con psoriasi, la prevalenza aumenta notevolmente, attestandosi tra il 6% e il 42%. La psoriasi, di per sé, ha una prevalenza del 2-3% nella popolazione generale. Nella maggior parte dei casi (85%), la malattia cutanea si manifesta prima dell’artrite; nel 5-10% l’insorgenza avviene simultaneamente, e in un ulteriore 5-10% è l’artrite a precedere la psoriasi. I sintomi principali della PsA includono dolore, gonfiore, calore e rigidità delle articolazioni coinvolte. Se non trattata, la malattia può risultare altamente invalidante, compromettendo significativamente la qualità della vita dei pazienti. L’artrite psoriasica è inoltre un’affezione ad interessamento sistemico, associata a molte altre patologie (metaboliche, cardiovascolari e intestinali).

L’approvazione di bimekizumab nell’artrite psoriasica è confermata dagli studi registrativi di Fase 3 Be Optimal e Be Complete, pubblicati su The Lancet, in cui il farmaco ha mostrato miglioramenti rispetto al placebo nei sintomi articolari e cutanei nelle popolazioni naïve ai farmaci biologici e in quelle con risposta inadeguata agli inibitori del TNF (tumor necrosis factor, fattore di necrosi tumorale). Nella PsA, bimekizumab è approvato da solo o in combinazione con metotrexato per il trattamento di adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che sono risultati intolleranti a uno o più farmaci antireumatici (DMARD, disease-modifying antirheumatic drug, farmaci antireumatici modificanti la malattia). Anche se le opzioni terapeutiche per psoriasi e artrite psoriasica annoverano molecole innovative in grado di garantire un alto livello qualitativo, la novità del meccanismo d’azione di bimekizumab lo pone nelle condizioni di misurarsi con altri trattamenti, sia nei confronti dei pazienti naïve sia in coloro che abbiano sperimentato fallimenti, permettendo di compensare le difficoltà incontrate. Oltre all’efficacia, il farmaco ha manifestato un buon profilo di sicurezza. “Nell’oltre 80% dei pazienti affetti da malattia psoriasica, la prima manifestazione è cutanea, seguita poi da sintomi articolari. È fondamentale che il paziente consulti tempestivamente un Dermatologo, poiché alcune forme di psoriasi, come la psoriasi inversa, l’onicopatia psoriasica e quella del cuoio capelluto, sono maggiormente associate allo sviluppo dell’artrite psoriasica”, afferma il prof. Antonio Costanzo, ordinario di Dermatologia presso Humanitas University, Responsabile dell’Unità Operativa di Dermatologia presso Humanitas Research Hospital. “Questi segni possono portare il clinico a chiedere al paziente se avverte dolori, il che spesso indica una fase iniziale di infiammazione delle entesi, prima che si arrivi a una condizione clinica conclamata. In questi casi, possiamo svolgere un’azione sinergica con i colleghi Reumatologi, soprattutto quando la psoriasi cutanea è particolarmente estesa, utilizzando farmaci che potrebbero persino prevenire lo sviluppo dell’artrite nei soggetti predisposti.”