
Si celebra oggi, martedì 17 settembre, il “Patient Safety Day”, giornata mondiale dedicata alla “sicurezza dei pazienti” in ambito sanitario. Fra le misure più efficaci per prevenire le infezioni ospedaliere va menzionato l’utilizzo crescente di dispositivi monouso, da preferirsi ai riutilizzabili non solo per praticità e rapidità di impiego, ma per l’assenza di possibili “contaminazioni” e maggiore sicurezza per i pazienti. Una ricerca USA ha evidenziato, per esempio, che l’utilizzo di spazzolini pluriuso per il lavaggio di strumentazioni ospedaliere e dispositivi medici è una delle cause “banali” che possono determinare il propagarsi di infezioni. L’adozione dei monouso ha ovviamente implicazioni economiche; anche su questo fronte va però ricordato che i rischi derivanti dal mancato o non appropriato “ricondizionamento“ (reprocessing) dei dispositivi sono molto elevati. La pre-detersione e i lavaggi manuali possono infatti causare la formazione di biofilm batterici che permangono sulle superfici delle apparecchiature e interferiscono con i processi di disinfezione e sterilizzazione.
In ambito urologico – uno dei più esposti ai rischi di infezioni batteriche – sono stati introdotti dispositivi monouso che hanno contribuito largamente a prevenire la diffusione dei batteri. Ad esempio, LithoVue, un sistema monouso per la diagnosi e il trattamento non invasivo dei calcoli renali, consente di eseguire contemporaneamente procedure diagnostiche e terapeutiche nell’apparato renale e urinario di ogni paziente. I dispositivi monouso coniugano efficacia, sicurezza e risparmi economici: un ureteroscopio pluriuso richiede, in media, interventi di riparazione dopo circa 12 utilizzi, con un costo per ogni riparazione di circa € 4.708 e ritardi nell’effettuazione di interventi chirurgici proprio a causa di “soste” per la rigenerazione degli strumenti. “Senza contare – ricorda il dott. Ioannis Kartalas Goumas, MD, Head of Urology and Endourology Division dell’Ospedale di Vimercate – gli indiscutibili vantaggi professionali dei monouso che consentono ai medici di operare ogni paziente con strumenti sempre nuovi, potendo contare sulla massima efficacia e sicurezza.”
“Nel caso delle infezioni urogenitali successive ad intervento – commenta il prof. Fancesco Saverio Mennini, Research Director EETHA del CEIS, Facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata e Kingston University di Londra – si ha un aumento della degenza media di 4 giorni, che corrispondono ad un incremento del costo medio di ospedalizzazione di circa 900€. Sicuramente, il ricondizionamento di tutti gli endoscopi, siano essi per uso urologico o gastroenterologico, è un fattore importantissimo, cui è legato un rischio intrinseco difficilmente abbattibile. Proprio per questo, la scelta di utilizzare dispositivi monouso rappresenta una possibile soluzione al problema, che dovrebbe essere parte integrante di una strategia più ampia di riorganizzazione dei reparti ospedalieri e di revisione dei percorsi del paziente.”