La campagna Tumore Ovarico – Manteniamoci Informate! arriva a Pavia

Prosegue il viaggio della campagna Tumore Ovarico. Manteniamoci Informate!, giunta ora in Lombardia, dove si stima siano circa 900 i nuovi casi di tumore ovarico ogni anno e oltre 8mila le donne che convivono con la malattia. Sono oltre 130 le pazienti che ogni anno vengono prese in carico presso il Centro d’eccellenza di Ginecologia Oncologica del Policlinico San Matteo di Pavia e possono avvalersi del supporto di Associazioni pazienti come aBRCAdabra onlus e ACTO, attive da molti anni sul territorio lombardo. Invitare le donne e le pazienti lombarde a informarsi sul tumore ovarico, uno dei più aggressivi tumori femminili, e sulle novità rispetto alla diagnosi, ai test genetici, alle cure personalizzate, alla chirurgia e alle terapie di mantenimento sono gli obiettivi di Tumore Ovarico. Manteniamoci Informate! Da Donna a Donna, campagna di sensibilizzazione ideata e realizzata da Pro Format Comunicazione e Mad Owl, in collaborazione con le Associazioni aBRCAdabra onlus, ACTO, LOTO, e Mai Più Sole, e sponsorizzata da GSK.

Terapie di mantenimento che aumentano il tempo libero da malattia e sono efficaci su tutte le pazienti che rispondono al platino, con o senza mutazioni; test genetici – su tessuto e germinale – che permettono di rilevare le mutazioni BRCA 1 e 2 e di accertarne il carattere ereditario, per attivare sorveglianza e prevenzione sui familiari delle pazienti; chirurgia sempre più precisa e specialistica; la conoscenza dei sintomi, che può accelerare il percorso diagnostico e l’iter terapeutico di un tumore che è oggi la prima causa di morte tra le neoplasie ginecologiche. Questi i temi principali dell’evento che nei giorni scorsi a Pavia ha dato la possibilità alle donne e alle pazienti di rivolgere i propri dubbi e domande sul tumore ovarico direttamente a ginecologi, genetisti e oncologi. La nuova edizione della campagna ha scelto di dare direttamente parola alle donne: pazienti delle Associazioni promotrici della campagna, che si sono già confrontate con la diagnosi di tumore ovarico, condividono consigli e esperienze sul percorso di cura attraverso videomessaggi “da donna a donna”, attraverso il sito www.manteniamociinformate.it: 8 brevi video dedicati ad aspetti chiave come la scoperta della malattia; il rapporto con i medici; le risorse che aiutano a ritrovare la qualità di vita.

All’iniziativa 2022 si affiancano un tour itinerante di eventi sul territorio, un’attività d’informazione negli ambulatori onco-ginecologici e una campagna informativa digitale e social, che quest’anno si avvale delle illustrazioni del visual designer Gaetano Di Mambro. Il tumore ovarico è subdolo: a causa dei sintomi aspecifici o non riconosciuti, nel 70-80% dei casi la diagnosi arriva quando la malattia è in fase avanzata, riducendo sia le possibilità di guarigione sia di cura. “Sarebbe fondamentale diagnosticare precocemente il tumore ovarico in quanto lo stadio di malattia alla diagnosi condiziona le probabilità di sopravvivenza, ma purtroppo non sono ancora disponibili screening efficaci e il tumore ovarico dà segni di sé solo in fase avanzata”, afferma Chiara Cassani, dirigente medico presso la Ginecologia e Ostetricia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo Pavia e ricercatrice presso Università degli Studi di Pavia. “L’unica strategia preventiva è la chirurgia profilattica nelle donne a rischio che vengono identificate con i test genetici per i geni BRCA 1 e BRCA 2. Rispetto al trattamento, molto è cambiato negli ultimi anni. In primis, la chirurgia si è evoluta: una chirurgia altamente specialistica che deve essere effettuata solo in Centri di riferimento e che può essere mininvasiva negli stadi iniziali e multiorgano negli stadi avanzati, con l’obiettivo di asportare tutta la malattia visibile. Un altro importante progresso è stato fatto nelle terapie farmacologiche con l’arrivo dei farmaci di mantenimento come i PARP-inibitori che hanno l’obiettivo di ritardare il più possibile una recidiva, prolungando il tempo libero da malattia e aumentando le probabilità di guarigione. Sono farmaci intelligenti che hanno come bersaglio un enzima chiamato PARP implicato nei meccanismi di riparazione del DNA; se viene bloccato questo enzima, la cellula non ripara i danni e muore. I PARP-inibitori vengono utilizzati tanto nelle donne con mutazione genetica BRCA quanto nelle donne non mutate.”

La possibilità per tutte le donne – con o senza mutazioni – di accedere alle terapie di mantenimento orali, che permettono di allontanare le ricadute e il ritorno periodico in ospedale per le infusioni, rappresenta una delle più importanti innovazioni ottenute in questi anni grazie al supporto continuativo della ricerca.