
“Chirurgia senza sangue”, ovvero cardiochirurgia senza la necessità di trasfusioni. Anche di questo si parlerà al prossimo convegno di Cardiologia che dal 23 al 26 settembre riunirà a Milano 1.400 specialisti. Il percorso interessa l’intera comunità dei pazienti, non solo i testimoni di Geova che, come noto, per motivi religiosi, in tutti i tipi di chirurgia, rifiutano le trasfusioni di sangue. “Siamo riusciti a mettere a punto un protocollo di preparazione del paziente all’intervento e di gestione intraoperatoria che ci permette di operare davvero ‘senza sangue’, rispettando la volontà del paziente ed evitando, al tempo stesso, i rischi connessi con la trasfusione”, dichiara il prof. Claudio Francesco Russo, primario di Cardiochirurgia presso il Centro De Gasperis dell’Ospedale Niguarda e organizzatore del convegno.
Oggi sono moltissime le tipologie di intervento cardiochirurgico che è possibile eseguire senza trasfusioni: bypass, sostituzioni valvolari multiple, riparazioni valvolari, aneurismi aortici, trattamenti trans catetere (TAVI, endoprotesi vascolari, etc.): “L’esperienza così maturata – prosegue Russo – ci permette sempre più di contenere l’entità delle perdite ematiche intraoperatorie, azzerando in molti casi la necessità di trasfusione”. Altro tema centrale sarà lo shock cardiogeno, per il quale sono vitali una diagnosi rapida e multiparametrica e un trattamento tempestivo e multidisciplinare. Si tratta è una condizione clinica che genera una mortalità ancora elevata (intorno al 40% nella fase di ricovero) nonostante i progressi terapeutici, farmacologici e non; in più del 70% dei casi, lo shock cardiogeno è dovuto a sindromi coronariche acute ma negli ultimi anni la casistica dello shock cardiogeno non conseguente a infarto miocardico acuto è in netto aumento.