In Italia, il tumore della vescica è il 5° più frequente per prevalenza, con un’incidenza annuale di oltre 29mila casi e oltre 6mila decessi. La complessa gestione del tumore della vescica, nonostante gli ultimi progressi terapeutici, mostra come questa malattia rimanga aggressiva e molto difficile da curare. Se si pensa poi alla neoplasia infiltrane che richiede risposte radicali, come l’asportazione della vescica e derivazione urinaria esterna (con sacchetto all’addome) o interna ortotopica (minzioni attraverso l’uretra) si può comprendere anche l’importanza di una chirurgia demolitiva priva, il più possibile, di complicanze peri e post-operatorie.
All’applicazione della chirurgia robot assistita per la cistectomia radicale e quindi dell’asportazione della vescica, frontiera più estrema della chirurgia mininvasiva in Urologia è dedicato il primo masterclass dal titolo On Robot-Assisted Radical Cystectomy and Neobladder, in programma il 12 e il 13 dicembre 2024 presso l’Auditorium del Rettorato dell’Università di Chieti, cui partecipano esperti nazionali e internazionali, per “fare il punto, per la prima volta, su benefici e miglioramenti della chirurgia robot-assistita in Urologia”. “Con la chirurgia robotica, il paziente beneficia sicuramente di un approccio mininvasivo, più sicuro, perché garantisce movimenti più fini, una visualizzazione ‘magnificata’ (ingrandita, ndr) del campo operatorio e un tasso di sanguinamenti notevolmente ridotto”, afferma il prof. Luigi Schips, ordinario di Urologia e direttore della Scuola di Specializzazione Urologia dell’Università degli Studi G. d’Annunzio di Chieti e Pescara, neopresidente del Collegio degli Ordinari di Urologia.
RICOSTRUZIONE VESCICALE
La ricostruzione della vescica viene oggi eseguita utilizzando una parte dell’intestino del paziente che consente di eliminare l’uso del sacchetto per le urine. “Dopo che la vescica viene rimossa è sempre necessario proporre una derivazione urinaria, spiega Michele Marchioni, professore associato in Urologia dell’Università degli Studi G. d’Annunzio di Chieti e Pescara, dirigente medico presso l’Ospedale Clinicizzato Ss. Annunziata di Chieti. “Solitamente queste ricostruzioni consistono nell’abboccamento degli ureteri, i ‘tubicini’ che portano l’urina dai reni alla vescica, ad un tratto di intestino tenue e poi quest’ultimo alla cute, in quello che viene definito condotto ileale.”
“La robotica ha dei vantaggi relativi alla visualizzazione della vascolarizzazione”, dichiara Giovanni Cacciamani, professore associato di Urologia e Radiologia presso la University of Southern California, tra gli esperti internazionali che partecipano alla masterclass. “Nel contesto del trapianto di vescica, l’espianto viene fatto in maniera robotica perché consente di risparmiare il più possibile le vascolarizzazioni collaterali e sicuramente di fare una raccolta del blocco vescicale, in modo tale che questo possa avere tutte le unità anatomiche da reimpiantare in maniera efficace nel ricevente.”
In Italia ogni anno sono circa 30mila i nuovi casi di tumore vescicale. Tra i maggiori imputati il fumo di sigaretta con effetto irritativo e cancerogeno sulla mucosa vescicale e l’esposizione a sostanze chimiche tossiche di origine industriale come i coloranti e solventi.
I SINTOMI DEL TUMORE VESCICALE
I sintomi sono spesso sfumati. L’ematuria, ovvero la comparsa di sangue nelle urine, può manifestarsi in maniera discontinua, ma quando si verifica è un segno che non va mai sottovalutato: va immediatamente riferito al Medico di famiglia o direttamente a uno Specialista Urologo per predisporre accertamenti e poter fare una diagnosi precoce. È importante infatti riconoscere tempestivamente un eventuale tumore della vescica per aumentare le possibilità di cura.