
Ribattezzato la “nuova pandemia del terzo millennio”, il disagio mentale colpisce 16milioni di Italiani, molti dei quali con problemi che si riversano in luoghi di lavoro privi di un sostegno psicologico. Si tratta di una patologia sempre più diffusa, come rilevano i dati evidenziati in occasione della giornata dedicata al Giubileo della Salute Mentale 2025. L’Italia si posiziona sotto la media, con un tasso di occupazione degli individui con gravi disturbi mentali che si ferma al 40,2% (rispetto al 62,1% della popolazione generale). Il 39,5% dei casi trattati nel 2022 riguarda la categoria degli occupati, “indicando come il luogo di lavoro sia un contesto cruciale per il supporto alla salute mentale”, afferma Paola Marchetti, presidente Confepi Salute. “Nel giorno in cui si è celebrata la Festa dei Lavoratori, rinnoviamo l’appello affinché si migliori l’accesso ai servizi di salute mentale per i lavoratori. 3/4 dei disturbi si formano da giovanissimi ed è fondamentale accrescere nella popolazione, ma anche nel personale della Scuola, la capacità di cogliere i segnali devastanti che possono manifestarsi in disturbi alimentari e sfociare in forme di autolesionismo, fino ad arrivare al suicidio.”
I NUMERI IN ITALIA
Nel nostro Paese, le persone che si presentano in media al Pronto Soccorso per disturbi mentali sono oltre 1.500, con +26mila accessi nel 2023 rispetto al 2022 e un aumento di +7mila ricoveri nei servizi psichiatrici ospedalieri. A questi numeri, ricorda Confepi Salute, vanno aggiunti i tagli drastici al sistema di accoglienza, ormai al collasso, retto grazie al supporto delle Strutture di Riabilitazione Psichiatrica, che soffrono tuttavia del mancato adeguamento delle rette, ferme al 2016. A livello nazionale, secondo i parametri Agenas, mancano circa 12mila operatori: “I nostri politici devono rispondere a questo allarme silenzioso che arriva dalla popolazione. Ogni anno la depressione e l’ansia cancellano nel mondo 12miliardi di giornate lavorative e in Italia questa crisi vale il 4% del Pil”, prosegue Marchetti. “Le Comunità Terapeutiche e dalle Comunità Socio-Riabilitative rappresentano una colonna portante della riforma psichiatrica voluta da Basaglia ma siamo schiacciati dall’aumento dei costi che non è stato ancora bilanciato dall’adeguamento delle tariffe. Ci sono migliaia di pazienti e centinaia di migliaia di familiari e caregiver che attendono risposte. Ci appelliamo al presidente Meloni e al ministro Schillaci affinché prendano iniziative per non lasciare indietro milioni di persone che soffrono per lo stigma del disagio mentale.”