“Partoanalgesia, anestesia di genere, empatia. Le sfide degli Anestesisti.” Elena Bignami presidente SIAARTI

Si è concluso ieri a Roma il Congresso della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva SIAARTI 2023. Nel corso dell’assemblea pomeridiana è stata nominata Presidente, per il triennio 2025-2027, la prof.ssa Elena Bignami, ordinario di Anestesiologia e Terapia Intensiva e del Dolore presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma, eletta con l’82% delle preferenze. Sono inoltre proseguiti i lavori congressuali, con diverse esperienze regionali che si sono confrontate sulle modalità organizzative e di erogazione del servizio di partoanalgesia, soffermandosi sulle molte differenze tra le varie zone della Penisola. “Tutto questo – dichiara Maria Grazia Frigo, responsabile Area Culturale SIAARTI Cure Materno-Infantili – nonostante nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia inserito le strategie farmacologiche di controllo del dolore in travaglio come un diritto inalienabile della partoriente e la Commissione Nazionale sui Livelli Essenziali di Assistenza nel 2017 abbia promosso ‘il controllo del dolore durante il travaglio e il parto vaginale tramite procedure analgesiche’ tra i livelli essenziali garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale, affinché una donna durante il travaglio e il parto possa usufruire di un controllo efficace del dolore nel massimo della sicurezza propria e del nascituro.”

Attualmente, spiegano gli esperti SIAARTI, l’analgesia neurassiale, con le sue differenti metodiche (epidurale, combinata epidurale/spinale), è considerata il gold standard per combattere il dolore del travaglio e del parto: “Questo, proprio per la sua modulabilità e flessibilità, grazie anche alla ricerca scientifica finalizzata a coniugare l’efficacia farmacologica e la sicurezza materno-fetale, non solo consente di adeguarsi alle diverse fasi del travaglio ma determina anche un approccio esclusivo alla donna che sta vivendo l’esperienza più universale e singolare della sua vita”, prosegue Frigo. “La presenza di un anestesista-rianimatore nel percorso nascita garantisce comunque, al di là di poter usufruire della modalità migliore di controllo del dolore, il miglior outcome materno-perinatale.”

Se l’ambito delle cure materno-infantile riguarda le donne, più ampio sta diventando il dibattito sull’anestesia di genere, che studia come l’appartenenza a un sesso possa influenzare lo sviluppo di particolari patologie e le risposte alle terapie. “In un mondo in cui la diversità è la nostra forza, è fondamentale affrontare questioni come l’anestesia di genere”, dichiara Gianpaola Monti, responsabile Comitato di Comunicazione SIAARTI. “Il sesso è anatomia, fisiologia, genetica, ormoni. Le ricerche e le pratiche mediche devono tener conto delle differenze biologiche e individuali, garantendo un trattamento personalizzato e sensibile alle necessità di ciascuno. Ad esempio – continua – le donne accusano maggiormente nausea e vomito nel post-operatorio; e, ancora, le donne che si sottopongono al percorso della procreazione medica assistita subiscono un importante bombardamento ormonale, di cui va tenuto conto nel peri-operatorio. Esistono, poi, forme di dolore cronico post-operatorio tipiche di ciascun sesso che richiedono risposte personalizzate; tra gli altri, quello delle donne sottoposte a chirurgia mammaria e quello degli uomini operati di ernia inguinale.”

“Educare i Medici sull’anestesia di genere è essenziale”, afferma Roberta Monzani, componente dello stesso Comitato di Comunicazione SIAARTI. “Nel futuro, immaginiamo un Sistema Sanitario in cui ogni paziente, indipendentemente dal genere ma tenendo conto di esso, riceva un’assistenza basata sulla comprensione scientifica delle variazioni di genere, ma anche sull’empatia, sulla conoscenza e sul rispetto.”

Empatia, rispetto, capacità comunicative sono al centro anche dei colloqui per la donazione di organi e tessuti che vengono svolti con i familiari dei possibili donatori, tema oggetto di confronto tra diverse esperienze presso il Village delle Regioni del Congresso ICARE: “Il tempo della comunicazione è tempo di cura”, dichiara Rita Commissari, responsabile della Macroarea Centro SIAARTI, richiamando la legge 219 del 2017 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento, il cosiddetto “testamento biologico”. “La comunicazione assume un significato strategico soprattutto quando da essa dipende la capacità di promuovere un atteggiamento positivo verso la donazione di organi e tessuti. In questo caso, il suo obiettivo è quello di curare chi è in attesa di un trapianto per ricominciare a vivere. Per far questo – continua – non è sufficiente la spontaneità, ma è necessario sviluppare specifiche abilità comunicative e fornire tutte le informazioni necessarie: è questo il compito fondamentale dell’anestesista-rianimatore durante il colloquio per la donazione.”