“Farmaci innovativi per la cura del tumore al seno: efficaci, ma estremamente onerosi. Occorre scongiurare il rischio che le nuove opportunità di cura offerte dal progredire della ricerca scientifica diventino, loro malgrado, occasione per una forma occulta di ‘gender gap’, perché saranno proprio le Oncologie che si occupano dei tumori femminili a dover spendere di più per accedere a queste terapie di nuova generazione e curare le loro pazienti.” Ad affermarlo – nei giorni in cui l’Italia scende all’87° posto nel Global Gender Gap Report 2024 (8 posizioni più indietro rispetto allo scorso anno, dopo Uganda, Etiopia, Paraguay e Togo) – Women For Oncology Italy. L’associazione delle Oncologhe italiane chiede a Istituzioni e Politica che “i criteri, sia pur legittimi, di spesa sostenibile del Servizio Sanitario Nazionale continuino a garantire a tutti parità nell’accesso alle cure, inclusa la parità di genere”. L’appello è stato lanciato lo scorso 17 giugno 2024, in occasione del Congresso annuale Donne Che Curano, organizzato presso la Sala della Regina a Montecitorio da W4O Italy per fare il punto sull’Oncologia italiana insieme a Istituzioni, rappresentanti delle Associazioni, testimonial e pazienti.
“È un momento di confronto nella massima sede istituzionale italiana che ci sta molto a cuore, perché siamo noi stesse ‘donne che curano’ ed è importante domandarci a tutti i livelli se e come potremo continuare a farlo di fronte alle tantissime sfide non solo scientifiche, ma anche sociali, economiche e di genere che ogni giorno affrontiamo nella nostra professione”, dichiara Rossana Berardi, presidente W4O Italy. “Tra queste c’è anche il tema dei temi che, in Sanità, è la sostenibilità economica. In futuro le terapie innovative, tra cui appunto gli anticorpi farmaco-coniugati, ma non solo, permetteranno di aspirare ad aspettative di vita maggiori rispetto alle terapie standard. Occorre ripensare il sistema di rendicontazione attuale delle strutture ospedaliere, che valuta principalmente il costo del farmaco, mentre quello a cui si dovrebbe puntare è, a nostro avviso, una rivoluzione culturale che abbia come obiettivo la salute e la possibilità di guarigione delle persone. Che valuti cioè l’intero percorso di cura del paziente. Se le aspettative di vita si allungano e la qualità della vita migliora, se si consente ad una donna di avere molti mesi o anni in più di vita, questo si traduce anche in minori costi in prospettiva per la società e per il sistema sanitario.”
Tra gli altri temi del Congresso: la disparità di genere che deve poter includere sempre più persone non binarie; le reti oncologiche, che necessiterebbero di un migliore approccio di genere; il work-life balance, in un contesto in cui moltissime professioniste dell’Oncologia si trovano costrette a procrastinare i propri progetti di maternità per non vedere pregiudicate le possibilità di carriera.
“Le Reti (oncologiche, ndr) garantiscono 2 importanti fattori: tempestività e coordinamento. Il paziente deve essere curato con la massima efficacia”, continua Berardi. “Il minor disagio possibile è raggiunto attraverso un percorso scandito da un preciso avvicendamento di fasi, dalla diagnosi al percorso terapeutico. Solo il coordinamento tra le strutture ospedaliere e quelle territoriali può fornire al paziente la migliore efficacia terapeutica possibile. Tuttavia, sono necessarie risorse adeguate, un sistema di rendicontazione che tenga conto dell’intero percorso e degli esiti in termini di salute e guarigione e una fattiva istituzionalizzazione delle reti oncologiche in tutte le regioni, che abbia come unico obiettivo l’efficienza della presa in carico dei pazienti.”
“Noi di W4O abbiamo provato oggi a dare ciascuno la propria ricetta per risollevare un sistema sanitario nazionale che, nonostante tutte le difficoltà, resta uno dei migliori del mondo”, dichiara la prof.ssa Domenica Lorusso, vicepresidente dell’Associazione. “Occorre investire in prevenzione, in reti organizzative tra strutture pubbliche e private, di ridurre gli sprechi, fare rete con il territorio, investire in ricerca e tecnologia e volgere lo sguardo ai soggetti finora poco considerati dalla Medicina oncologica. Stiamo parlando – conclude – soprattutto di pazienti transgender o dall’identità fluida e dei migranti, finora poco coinvolti dal personale medico a causa della difficoltà a fornire cure mirate e adatte alle esigenze di ciascuno.”