Conosciamo il tumore della prostata. Incidenza, fattori di rischio, diagnosi, inquadramento del paziente e terapia

Il carcinoma prostatico (PCa) è un tumore della ghiandola prostatica, che origina dalle cellule epiteliali, le quali vanno incontro a mutazioni e, conseguentemente, crescono in modo incontrollato e anomalo. In particolare, questa patologia insorge sempre nella porzione periferica della ghiandola e mai centralmente, dove invece insorge l’adenoma. È per questo motivo che il tumore della prostata, almeno nelle fasi iniziali, ma non solo, non dà mai disturbi della minzione. Nelle fasi iniziali può essere asintomatico e spesso ha un decorso indolente che può richiedere un trattamento minimo o nullo. La diagnosi di tumore è solo istologica, attraverso la biopsia. L’aumento del PSA (l’antigene prostatico specifico) è solo indicativo, in quanto è un marcatore molto specifico, nel senso che viene secreto solo dalla prostata, ma molto poco sensibile, in quanto un suo aumento si può avere in caso di tumore, in caso di infiammazioni o di ingrossamenti della prostata. In ogni caso, a parte la visita specialistica urologica, che è molto soggettiva, l’esame principe in grado di supporre la presenza di un tumore è la risonanza multiparametrica della prostata.

EPIDEMIOLOGIA

Negli ultimi 10 anni, il carcinoma prostatico è diventato il tumore più frequente negli uomini, rappresentando il 19,8% di tutti i tumori maschili. L’incidenza aumenta con il progredire dell’età e colpisce prevalentemente la popolazione maschile over50, con un picco di incidenza intorno ai 70 anni. Nel 2023, in Italia sono state effettuate circa 41.100 nuove diagnosi, e gli uomini che nel nostro Paese vivono con il tumore della prostata sono 564mila. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 91%.

FATTORI DI RISCHIO E SCREENING

Tra i fattori di rischio che aumentano la possibilità di sviluppare la patologia sono da considerare:

  • L’età. La probabilità di contrarre il tumore aumenta sensibilmente oltre i 50 anni;
  • L’etnia. Gli uomini afroamericani sono più a rischio per i più elevati livelli circolanti di androgeni, DHT e 5-alfa-reduttasi;
  • Familiarità. Il rischio di ammalarsi è maggiore per chi ha o ha avuto in famiglia 1 parente con tumore della prostata, rispetto a chi non ne ha;
  • La presenza di mutazioni in alcuni geni come BRCA1 e BRCA2 e alti livelli di ormoni maschili;
  • I fattori legati allo stile di vita come obesità, fumo, una dieta ricca di grassi saturi e mancanza di attività fisica.

Nell’ultimo decennio, l’incidenza del carcinoma prostatico è aumentata anche in virtù di una maggiore diffusione e capacità diagnostica precoce attraverso le attività di screening; tra gli esami che aiutano a identificare la presenza di un tumore della prostata figurano:

  • Il dosaggio del PSA, ovvero, un semplice prelievo di sangue per individuare livelli elevati di PSA che potrebbero indicare problematiche prostatiche;
  • L’esame digitorettale (DRE), che consiste nella palpazione manuale della superficie prostatica;
  • La Risonanza multiparametrica della prostata, che permette di individuare la presenza anche di piccolissime aree sospette a livello della prostata;
  • La biopsia random o fusion, un esame diagnostico che consente di prelevare materiale biologico dalla prostata per sottoporlo ad esame istologico e verificarne la natura e le caratteristiche.

L’IMPORTANZA DELL’ INQUADRAMENTO DEL PAZIENTE

La combinazione di informazioni derivanti dalle tecniche diagnostiche di imaging (TNM), valutazione biochimica (valori di PSA), derivanti dalla valutazione istologica permette di definire alla diagnosi la classe di rischio del singolo paziente. Un corretto inquadramento rappresenta il punto di partenza per stabilire quale sia la miglior strategia terapeutica e per ottenere informazioni riguardo alla prognosi e per confrontare i risultati delle varie opzioni terapeutiche.

Per la stadiazione viene utilizzata la classificazione TNM (tumor, node, metastasis). Il sistema TNM è basato sull’esecuzione di imaging di secondo livello (RMN e/O TC) e la valutazione dei seguenti parametri:

  • L’estensione del tumore primario (categoria T). Il valore di questo parametro varia da T0, tumore non presente, a T4, tumore che ha invaso le strutture adiacenti;
  • La diffusione o meno del cancro ai linfonodi vicini (categoria N);
  • L’assenza o presenza di metastasi distanti (categoria M) Altro elemento fondamentale nella valutazione della malattia è la caratterizzazione istologica.

Il Gleason è lo score istologico di riferimento nel carcinoma della prostata e rappresenta uno dei fattori prognostici indipendenti più importanti. Questo sistema di tiene conto dell’aspetto delle cellule tumorali e della loro organizzazione architetturale e attribuisce un punteggio crescente al crescere dell’aggressività della neoplasia, con riferimento alle due forme più diffuse nel campione bioptico esaminato.

Il punteggio definito istologicamente può essere ulteriormente stratificato in 5 classi di rischio secondo la classificazione dell’International Society of Urological Pathology ISUP.

LA PATOLOGIA IN FASE AVANZATA

Negli stadi più avanzati il tumore della prostata può causare ritenzione urinaria, dolore alla schiena e alle ossa, compressione del midollo spinale e, soprattutto, l’insorgenza di metastasi che compromettono la possibilità di cura per i pazienti. In particolare, sulla base dell’estensione della malattia e della sensibilità ADT si possono riconoscere quattro differenti stadi di malattia:

  • Carcinoma prostatico non metastatico ormono-sensibile (nmHSPC). Presenza di neoplasia localizzata o localmente avanzata. Da questa fase, la malattia può progredire a 3 stadi differenti di seguito riportati;
  • Carcinoma prostatico non metastatico resistente alla castrazione (nmCRPC). Condizione definita dalla presenza di una recidiva biochimica (cioè, livelli di PSA in aumento) in assenza di una malattia radiologicamente evidenziabile con almeno un imaging tradizionale nonostante l’ADT. Nel paziente con nmCRPC, il tumore progredisce biochimicamente nonostante l’adeguata castrazione definita da livelli di testosterone sierico.