New England Journal of Medicine: “Mepolizumab efficace nella broncopneumopatia cronica ostruttiva BPCO”

GSK plc ha annunciato nei giorni scorsi i risultati positivi di mepolizumab nel trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva BPCO, con i risultati completi dello studio di fase III Matinee, pubblicati sul New England Journal of Medicine. L’analisi ha valutato efficacia e sicurezza di mepolizumab, un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio l’interleuchina-5 IL-5, in un ampio spettro di pazienti con BPCO, compresi i più gravi e difficili da trattare, secondo le raccomandazioni Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease GOLD. I pazienti reclutati presentavano segni di infiammazione di tipo 2, con alti livelli di eosinofili nel sangue, e includevano quelli con bronchite cronica, o con enfisema o entrambi. La somministrazione mensile di mepolizumab ha dimostrato un miglioramento in tutti gli endpoint di riacutizzazione, mantenuti per l’intera durata dello studio di 2 anni (fino a 104 settimane). Nell’intera popolazione studiata, mepolizumab ha mostrato una riduzione clinicamente e statisticamente significativa del -21% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo, raggiungendo l’endpoint primario dello studio. Mepolizumab ha mostrato inoltre una riduzione del -31% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo in un’analisi post-hoc di pazienti con bronchite cronica. È stata osservata una riduzione del -35% con mepolizumab rispetto al placebo del tasso annuale di riacutizzazioni severe che hanno portato al Pronto Soccorso e/o al ricovero ospedaliero, un endpoint secondario dello studio Matinee (rapporto di tasso IC 95%: 0,65; 0,43 – 0,96; nominalmente significativo dopo l’aggiustamento per la molteplicità; AER mepolizumab = 0,13 riacutizzazioni all’anno rispetto al placebo = 0,20).

Mepolizumab è il farmaco biologico con dati che mostrano una riduzione delle visite al pronto soccorso e/o del ricovero in ospedale in uno studio di fase III. Ridurre le ospedalizzazioni è un obiettivo chiave della gestione della BPCO. I ricoveri ospedalieri BPCO-correlati rappresentano una sfida importante per l’assistenza sanitaria e si prevede che diventeranno la prima causa di ricoveri medici. In caso di ospedalizzazioni per BPCO, 1 paziente su 10 muore durante la degenza, fino a 1 su 4 entro 1 anno e la metà entro 5 anni.

“I risultati dello studio Matinee mostrano che mepolizumab può aiutare a prevenire le riacutizzazioni, comprese quelle che portano al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero”, dichiara Kaivan Khavandi, SVP, global head, Respiratory, Immunology & Inflammation R&D, GSK. “Queste riacutizzazioni sono devastanti per i pazienti, accelerano la progressione della malattia e causano danni polmonari irreversibili, peggioramento dei sintomi e aumento della mortalità. Per decenni abbiamo lavorato per espandere i confini dell’innovazione e continuiamo a farlo per prevenire la progressione della malattia e avere un impatto significativo sulla vita delle persone affette da BPCO.”

“Ogni Medico conosce la sensazione di vedere un paziente ricoverato in ospedale a causa di una riacutizzazione che forse si sarebbe potuta prevenire”, afferma Frank Sciurba, professore di Pneumologia, Allergologia e Terapia Intensiva, autore principale dell’indagine. “Lo studio Matinee apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti con BPCO e infiammazione di tipo 2, mentre ci impegniamo ad individuare i fattori scatenanti della malattia e a migliorare la vita dei pazienti affetti da BPCO.”