Ormai è quasi una certezza. La prevenzione dei fattori di rischio dell’insorgenza delle demenze renderebbe evitabile il 30% dei casi. È questa la stima, effettuata per la prima volta attraverso calcoli epidemiologici, del numero dei casi evitabili di demenza di Alzheimer e di demenza vascolare (che rappresentano circa il 70% del totale delle demenze) agendo sulla riduzione dei fattori di rischio. Lo studio è stato illustrato nel corso del XII Convegno “Il Contributo dei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze nella Gestione Integrata dei Pazienti”, in programma all’Istituto Superiore di Sanità.
“In un contesto globale in cui le demenze sono in aumento con oltre 35milioni di casi in tutto il mondo, destinati a raddoppiare entro il 2030, e circa 1milione di casi nel nostro Paese, risulta prioritario agire a livello di prevenzione e promozione della salute”, dichiara Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS. “Già il Global Action Plan sulla demenza dell’Organizzazione della Sanità (OMS) per gli anni 2017-2025 identifica sette aree di azioni tra le quali la prevenzione, la diagnosi, la ricerca e la gestione integrata.”
“I principali fattori di rischio per l’insorgenza della demenza sono l’età (nei Paesi industrializzati la prevalenza è circa del 8% negli ultra 65enni e sale a oltre il 20% dopo gli ottanta anni) e il genere (le donne sono un gruppo a maggior rischio per l’insorgenza della demenza di Alzheimer, la forma più frequente di tutte le demenze)”, spiega Nicola Vanacore, ricercatore del Centro Nazionale Prevenzione e Promozione della Salute dell’ISS e responsabile scientifico dell’Osservatorio Demenza. “Esistono poi altri sette fattori di rischio legati allo stile di vita e pertanto potenzialmente modificabili quali diabete, ipertensione, obesità, inattività fisica, depressione, fumo di sigaretta e basso livello di istruzione.”
In Italia, utilizzando i dati del sistema di sorveglianza PASSI, è stato possibile stimare la prevalenza di ciascuno dei sette fattori anche a livello della singola regione. “È stato possibile calcolare per la prima volta – prosegue Vanacore – il numero dei casi evitabili di demenza di Alzheimer e di demenza vascolare, agendo, con adeguate politiche di promozione della salute, sulla riduzione dei sette fattori di rischio a livello di ogni singola regione. I dati analitici sono stati pubblicati dall’ISS nel 2018 su una rivista scientifica del settore, Dementia and Geriatric Cognitive Disorders Extra (febbraio 2018).”
“Sta emergendo inoltre il problema della qualità della diagnosi nei CDCD. In uno studio condotto in Italia intervistando 501 referenti di queste strutture è stato possibile calcolare che nell’Italia del Sud e Isole viene effettuata una valutazione neuropsicologica completa con una frequenza inferiore al 44% rispetto alle strutture del Nord Italia (BMJ Open, marzo 2018). Questo – conclude Vanacore – ha rilevanti conseguenze in termini di appropriatezza diagnostica e rappresenta un’area prioritaria di sanità pubblica sulla quale urgentemente intervenire.”