
“Quello legato all’utilizzo della triptorelina è un problema di grande attualità anche dal punto di vista bioetico, perché i risvolti che possono scaturire da una terapia o una non terapia con triptorelina sono sicuramente oggetto di grande discussione”, dichiara all’agenzia Dire Gianni Bona, endocrinologo pediatra, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale Sipps e componente del Consiglio del Direttivo della Società Italiana di Pediatria Sip, commentando quanto dichiarato dal Comitato Nazionale per la Bioetica in riferimento all’”incertezza sul rapporto rischi/benefici del blocco della pubertà con triptorelina” e all’auspicio “che le prescrizioni avvengano solo nell’ambito delle sperimentazioni promosse dal Ministero della Salute”. “È però importante ricordare che questo farmaco deve essere assunto nelle fasi iniziali della pubertà, che di solito avviene tra gli 8 e i 10 anni: se si ritarda troppo, l’effetto del farmaco si riduce di molto, perché c’è una avanzata trasformazione dei genitali. La variazione di sesso si può decidere anche a 20 o 30 anni, ma gli interventi necessari sono molto più complessi.”
L’oggetto del problema è essenzialmente la disforia di genere, condizione nella quale un individuo non riconosce il proprio genere come quello di appartenenza, non riuscendo a veder trasformato il proprio corpo adolescente in uno adulto di genere diverso da quello percepito. “Si è pensato di bloccare lo sviluppo della pubertà durante il periodo dell’adolescenza, quando sta progredendo, per consentire al bambino o alla bambina di raggiungere i 18 anni e poter prendere autonomamente una decisione sul proprio sesso”, continua Bona. “In questo caso, se il bambino o la bambina hanno avuto questa terapia, possono sospenderla e, se confermano il desiderio di cambiamento di genere, procedere col percorso chirurgico per attuarlo.”
La pubertà è normale se comincia a partire dagli 8 anni nelle femmine e 9 anni nei maschi, mentre queste bambine e bambini, per motivi diversi, non sempre riconosciuti, hanno uno sviluppo puberale che inizia prima dei 7 e 8 anni, rispettivamente nelle femmine e nei maschi, talvolta anche a 4-5 anni, spiega ancora Bona: “Nel caso della disforia di genere, invece, si intende bloccare lo sviluppo puberale fisiologico con questo farmaco e poi sospenderlo intorno ai 18 anni”, continua. “Il rischio è che, come tutti i farmaci, anche la triptorelina può avere qualche effetto collaterale. Coloro che si dichiarano favorevoli all’uso della triptorelina sostengono che ‘non succede nulla’, che ‘il farmaco può essere sospeso, la pubertà riparte e tutto si mette in ordine’. Quelli che sono invece preoccupati dichiarano che questo farmaco ‘può provocare alcuni danni’, ad esempio, sul corretto sviluppo corporeo e sulla mineralizzazione dell’osso, aspetti metabolici che possono essere alterati da questa terapia protratta per molti anni.”