Il sonno è un comportamento altamente conservativo, universalmente presente e che occupa una parte sostanziale della vita di un animale. L’invecchiamento è associato a cambiamenti e alterazioni del ciclo sonno/veglia; tuttavia, in individui affetti da patologie neurodegenerative (quali malattia di Alzheimer, demenze correlate e morbo di Parkinson) tali alterazioni raggiungono un livello di compromissione maggiore e solitamente precedono di alcuni anni l’inizio del declino cognitivo e la comparsa di sintomi motori. Al tempo stesso, si è visto come l’accumulo di β-amiloide e, quindi, la progressione della malattia provoca disturbi del sonno. Sonno e malattia di Alzheimer sono, quindi, legati da una relazione bidirezionale su cui si sta iniziando ad indagare.
Al centro del Congresso di Bologna le più recenti novità della ricerca scientifica, come la pubblicazione su Science del 2019 di uno studio da cui emerge come la privazione di sonno, sia acuta che cronica, causata da un’alterazione del ritmo sonno-veglia incrementi i livelli della proteina β-amiloide nel cervello e nel liquido cerebrospinale favorendo così la patogenesi della malattia di Alzheimer. Di conseguenza, la possibilità di identificare esami strumentali in grado di riconoscere precocemente queste alterazioni per trattarle opportunamente ripristinando un ritmo sonno/veglia regolare, potrebbe permettere di prevenire o arrestare la progressione della neuro degenerazione e mitigarne i sintomi correlati.
A cura del prof. Giuseppe Plazzi, Centro per lo Studio e la Cura dei Disturbi del Sonno, Università di Bologna.