Per i dolori vaginali dopo la menopausa arriva una novità: non più estrogeni ma deidroepiandrosterone (DHEA). È quanto si sostiene in un articolo pubblicato sulla rivista Menopause online. La disponibilità di una terapia locale non estrogenica è rincuorante, in quanto la strategia proposta sembra risolvere realmente il problema, a differenza di lubrificanti ed idratanti. Infatti dai risultati di questo studio – che ha interessato 500 donne in menopausa – sembra che l’uso intravaginale del deidroepiandrosterone (DHEA) rappresenti un’alternativa praticabile agli estrogeni intravaginali nel contrastare la secchezza delle mucose e il dolore durante gli atti sessuali dopo la menopausa. Tutte le formulazioni vaginali basate sugli estrogeni incrementano la concentrazione circolante di questi ormoni, anche a basse dosi. Il DHEA è un ormone, ma i suoi effetti sembrano essere localizzati, il che significa che la quantità di ormone liberata nel flusso ematico non è significativa. L’unico effetto collaterale noto della strategia proposta consiste in perdite vaginali dovute allo scioglimento del veicolo a temperatura corporea, riportato nel 6% dei casi.
Il DHEA (deidroepiandrosterone) è un ormone endogeno (prodotto dal corpo umano), e secreto dalla ghiandola surrenale. Il DHEA serve come precursore di ormoni sessuali maschili e femminili (androgeni ed estrogeni). I livelli di DHEA nel corpo cominciano a diminuire dopo i 30 anni e sono bassi in alcune persone affette da anoressia, allo stadio terminale della malattia renale, da diabete di tipo 2 (diabete non insulino-dipendente), AIDS e nell’insufficienza surrenalica. I livelli di DHEA possono anche essere impoveriti da un certo numero di farmaci, tra cui l’insulina, corticosteroidi, gli oppiacei, e il danazolo.