
In Italia nel 2016 una donazione di sangue ogni 10 secondi ha permesso di fornire a quasi 660mila persone le trasfusioni salvavita di cui avevano bisogno, oltre aver garantito ai pazienti affetti da diverse malattie i farmaci plasmaderivati necessari. I numeri del sistema italiano sono stati forniti dal Centro Nazionale Sangue in occasione del “World Blood Donor Day”, celebratasi il 14 giugno. In Italia le associazioni dei donatori hanno partecipato a un evento presso la sede del Ministero della Salute alla presenza del ministro.
OLTRE 3 MILIONI DI DONAZIONI NEL 2016, MA I DONATORI “INVECCHIANO”
Lo scorso anno il sistema ha registrato oltre 3 milioni di donazioni di sangue e plasma, esattamente 3.036.634; i donatori sono stati 1.688.000, cifra in calo di 40mila unità rispetto all’anno precedente, la più bassa dal 2011. Nel dettaglio, i donatori abituali sono stati 1.370.556 (81,2%), mentre quelli nuovi 317.071 (18,8%); a livello di genere si registra una netta prevalenza per i maschi, che sono il 70%. Circa il 27% del totale rientra nella fascia di età 36-45 anni; il 28% in quella 46-55; il 13% in quella 18-25 e 56-65 mentre il 18% è tra 26 e 35 anni. L’andamento degli ultimi anni vede un progressivo invecchiamento dei donatori, con un calo nelle fasce più giovani e un aumento in quelle più in là con l’età. Il Friuli Venezia Giulia è la regione con più donatori ogni mille abitanti, mentre la Calabria è quella che ne ha meno.
NEL 2016 TRASFUSIONI IN AUMENTO DEL 3,7%
Sono stati quasi 660mila i pazienti trasfusi nel 2016, in aumento del 3,7% rispetto all’anno precedente, pari a 10,9 persone ogni mille abitanti. In totale sono state trasfuse quasi 3 milioni di unità di emocomponenti (oltre 8mila al giorno), mentre più di 800mila chili di plasma sono stati inviati alle aziende per il frazionamento. “In generale gli obiettivi di autosufficienza nazionale per il 2016 sono stati mantenuti, per quanto riguarda il sangue, grazie al meccanismo di compensazione, che prevede che le regioni che raccolgono più sangue del fabbisogno lo cedano a chi è in crisi”, sottolinea Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del CNS. A contribuire maggiormente sono state nel 2016 Piemonte (32%), Veneto (16%), Friuli-Venezia Giulia (13%), Lombardia (12%), Provincia autonoma (PA) di Trento (8%), Emilia-Romagna (4%), Campania, Valle d’Aosta e PA di Bolzano (circa 2% ognuna). “Il sistema – sottolinea Liumbruno – è sostanzialmente in equilibrio, ma in alcune regioni periodicamente è necessario ricorrere alla compensazione”. La Sardegna, ad esempio, ha un’ottima raccolta, ma non è autosufficiente perché ha molti pazienti talassemici, che necessitano di molto sangue per le terapie. “È importante che tutte le Regioni cerchino di contribuire il più possibile al sistema di compensazione nazionale e che incrementino la raccolta. Per questo si fa appello alla sensibilità delle Regioni affinché consentano alle strutture trasfusionali una maggiore flessibilità nei giorni e negli orari di apertura in modo da venire maggiormente incontro alle esigenze dei donatori.”