Rinviare di sei mesi il provvedimento di chiusura dei piccoli punti nascita dell’Appennino, come preannunciato dalla Regione Emilia Romagna, può rappresentare una minaccia alla salute di mamme e bambini. È indispensabile informare in modo corretto le donne in quanto una comunicazione errata crea false aspettative nella popolazione e induce certezze non corrispondenti al vero. Organizzare o rafforzare un punto nascita dal punto di vista del solo organigramma non garantisce di per sé il rispetto della normativa vigente e degli indirizzi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su gravidanze e parti sicuri. A dichiararlo è l’AOGOI, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani.
“La gravidanza, il travaglio, il parto e la nascita sono momenti naturali nella vita di una donna e del bambino, che tuttavia possono essere minacciati da eventi che, se non affrontati al meglio in strutture idonee e in tempi rapidissimi, possono avere conseguenze drammatiche per le donne e i neonati”, spiega la dott.ssa Elsa Viora, Presidente AOGOI. “La caratteristica di questi eventi è quella di essere inattesi e spesso imprevedibili: proprio per questo, è necessaria una adeguata organizzazione fin dall’inizio della gravidanza che consenta di individuare fattori di rischio e avere, all’interno dei punti nascita, la presenza attiva, e non solo in reperibilità esterna, di una équipe professionalmente preparata di ginecologi, anestesisti, neonatologi, e di strutture adeguate anche per quanto riguarda la dotazione di risorse strumentali. Ma tutta questa organizzazione – continua Viora – sarebbe comunque insufficiente se mancasse all’interno del punto nascita l’adeguata esperienza sul campo, anche in situazioni di emergenza, che può consolidarsi solo attraverso un congruo numero di parti. Ed è proprio questa l’evidenza che ha ispirato la normativa, la cui deroga, pur supportata da eventuali riorganizzazioni o rinforzi di personale, può rappresentare una minaccia per la salute di mamme e bambini. Il diritto alla migliore assistenza possibile per donna e neonato deve essere tutelato attraverso la possibilità in concreto di essere trasportati in punti nascita rispondenti alla normativa, e non dalla apparente ‘comodità’ di partorire in un luogo più vicino al proprio domicilio.”