L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha dato l’autorizzazione all’immissione in commercio riguardo ad entrectinib, un nuovo farmaco per il trattamento di pazienti adulti e pediatrici di età pari o superiore ai 12 anni affetti da tumori solidi che esprimono la fusione del gene del recettore della tirosin-chinasi neurotrofica (NTRK), con malattia localmente avanzata, metastatica o in cui è la resezione chirurgica potrebbe comportare grave morbilità; l’indicazione si riferisce a pazienti che non abbiano precedentemente assunto un inibitore di NTRK e per i quali non esistono opzioni terapeutiche soddisfacenti. Il CHMP ha inoltre raccomandato entrectinib per il trattamento di adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) ROS1-positivo, non precedentemente trattato con inibitori di ROS1.
“Con il parere favorevole da parte del CHMP si ampliano le opzioni di trattamento per diversi tipi di tumore, a vantaggio dei pazienti che – rispetto al passato – vedono così aumentare la loro aspettativa di vita, se si pensa che entrectinib presenta un beneficio clinico nel 70-75% delle persone trattate. Si tratta di un bel passo avanti per l’intera oncologia medica e di un progresso di tipo farmaceutico, terapeutico e culturale”, commenta Salvatore Siena, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Milano e Direttore del Niguarda Cancer Center di Milano. “Sono fiero nel sottolineare che entrectinib è un farmaco che vanta radici italiane e con il parere positivo del CHMP è il Paese stesso ad aver visto riconosciuta la propria capacità di innovare.”
“Entrectinib è uno dei farmaci più interessanti che abbia avuto modo di studiare per le sue caratteristiche di versatilità, in quanto è un farmaco attivo su più target e – in tutti quelli in cui è attivo – ha la prerogativa di funzionare bene sia su localizzazione di malattia sistemica ma anche a livello del sistema nervoso centrale che, invece, è sempre stato uno dei limiti di molti altri target agent”, dichiara il prof. Filippo de Braud, ordinario di Oncologia presso l’Università di Milano e Direttore del Dipartimento di Emato-Oncologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. “La durata della risposta al farmaco è particolarmente estesa e, alcuni pazienti da noi trattati, hanno potuto beneficiare della terapia per diversi anni.”