Estetica al tempo dei social. “Un vademecum per orientarsi”

Social e chirurgia estetica sono ormai un binomio inscindibile: chi decide di sottoporsi a un intervento, ha quasi sicuramente effettuato ricerche su internet, ha osservato i risultati ottenuti da coloro che hanno già affrontato la medesima operazione e ha reperito informazioni attraverso i profili di medici o associazioni. Probabilmente, ha anche un’errata percezione dei rischi, del risultato che è possibile ottenere e del decorso post-operatorio: “I social hanno un ruolo significativo nel plasmare le tendenze di bellezza, ma anche nel diffondere idee sbagliate su Medicina e Chirurgia estetica”, dichiara il prof. Raffaele Rauso, chirurgo plastico, vicepresidente Federazione Italiana Medici Estetici, già professore presso l’Università Vanvitelli di Napoli. “Sono fonte di educazione, ma anche di disinformazione [in quanto] fanno conoscere interventi che prima erano meno noti, ma rischiano anche di creare false aspettative. Navigando sulle piattaforme, i potenziali pazienti riescono a soddisfare quasi tutte le curiosità sugli interventi di chirurgia e medicina estetica, e a volte anche di più: c’è chi si presenta alla prima visita convinto di sapere già quale è la soluzione giusta per lui. Non è così. È lo specialista che saprà consigliare l’intervento adatto per il paziente, ridimensionando, se necessario, le attese.”

Ecco quindi i suggerimenti della Federazione Italiana Medici Estetici per navigare sui social media in modo consapevole:

  • “Informarsi (e non disinformarsi) sui social. Una delle principali funzioni dei social media è diffondere informazioni su una vasta gamma di argomenti, inclusa medicina e chirurgia estetica: purtroppo, la fonte delle notizie non è sempre attendibile e c’è chi promette o mostra risultati non corrispondenti a verità. Si può verificare il curriculum di un medico sul portale fnomceo.it – spiega Rauso – e scegliere di seguire solo chirurghi plastici qualificati e istituti riconosciuti per ottenere informazioni accurate sulla chirurgia plastica.”
  • “Sguardo critico su foto ‘prima e dopo’. Se sembra troppo bello per essere vero, probabilmente non lo è. Filtri, fotoritocchi, prima e dopo irrealistici, messaggi accattivanti che promettono miracoli: distinguere tra vero e falso non è facile, ma è necessario prestare attenzione per non restare delusi. Durante la ricerca di chirurgia plastica sui social media, i pazienti dovrebbero cercare contenuti educativi da fonti affidabili, seguire chirurghi plastici qualificati che forniscono post informativi e valutare criticamente le foto prima e dopo”, continua Rauso. “Ai pazienti non bastano più i profili di chirurghi che mostrano immagini pre e post: bisogna conquistare la fiducia dimostrando di saper fare, al di là di slogan, hashtag e claim ‘acchiappaclic’. È importante stabilire una relazione di fiducia medico-paziente per avere una comprensione realistica di ciò che può essere ottenuto attraverso la chirurgia plastica.”
  • “Tra il pre e il post non basta uno schiocco di dita, come nei reel. Molti pazienti – prosegue il vicepresidente FIME – si aspettano una rapida trasformazione, probabilmente a causa di alcuni contenuti caricati sui social. In realtà, il recupero può richiedere settimane o addirittura mesi prima che un paziente noti i risultati completi dell’intervento chirurgico. In ogni intervento medico ci sono limiti, rischi e avvertenze che è bene conoscere.”
  • Selfie e videochiamate, uno specchio severo. Fino a qualche anno fa, ci si guardava allo specchio solo per qualche minuto alla mattina. Adesso si appare nei selfie e si partecipa alle videochiamate di lavoro, con uno sguardo verso sé stessi vicino e prolungato. I social media stanno influenzando il modo in cui percepiamo gli altri e quello in cui percepiamo noi stessi. A tutti piace avere un aspetto gradevole, ma a volte la realtà è diversa da come ce la figuriamo e la fotocamera selfie è molto brutale al riguardo. Questo è uno dei fattori che ha contribuito all’aumento del ricorso a medicina e chirurgia estetica.”
  • “Niente bacchette magiche. L’effetto che si può ottenere con un clic usando un filtro o il fotoritocco spesso non è raggiungibile nella realtà. Immagini modificate e filtrate inondano le piattaforme dei social media, presentando versioni idealizzate della bellezza che potrebbero non essere raggiungibili da tutti”, ribadisce. “Questa disparità tra immagini filtrate e realtà può portare i pazienti ad aspirare a risultati irraggiungibili, predisponendo alla delusione e all’insoddisfazione: il chirurgo deve saper ridimensionare le attese e spiegare il risultato che si può raggiungere.”
  • “Comunicare con il chirurgo senza timori. Le immagini modificate possono creare una disconnessione tra percezione e realtà: i pazienti devono essere consapevoli della distinzione tra ciò che vedono sui social media e le loro caratteristiche uniche. Comprendere questa differenza è essenziale quando si considerano le opzioni di chirurgia plastica e si discutono le aspettative con un chirurgo. Il paziente deve esprimere con chiarezza il risultato che vuole ottenere, il chirurgo deve spiegare quello che può fare: al medico si possono porre domande e spiegare le preoccupazioni. Una comunicazione chiara è essenziale per garantire che le aspettative siano allineate con risultati realistici.”
  • “Sebbene i social media possano essere fuorvianti, sono anche una risorsa importante per informarsi. I pazienti devono essere cauti nel cercare consigli medici sui social media o nel prendere decisioni basate su aneddoti di estranei. Tuttavia, hanno accesso a informazioni che altrimenti sarebbero precluse, come succede per interventi di cui si tende a parlare poco con familiari e conoscenti. Sui social – spiega Rauso – c’è chi racconta esperienze di medicina o chirurgia estetica di cui magari gli amici non sanno niente. Succede anche tra chi ha subìto un primo intervento di chirurgia o medicina estetica andato male: spesso si vergogna a parlarne di persona, mentre sui social può chiedere aiuto e trovare chi ha avuto esperienze analoghe: molti miei pazienti di chirurgia secondarie si sono passati parola proprio sui social.”