La sentenza della Corte di Assise di Massa, con cui sono stati assolti Marco Cappato e Mina Welby per l’assistenza al suicidio offerta a Davide Trentini, ha ulteriormente ampliato il diritto al ricorso di questa tecnica anche in Italia, già precedentemente riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Ma siamo di fronte a un paradosso “all’Italiana”, in assenza di una legge che stabilisca in modo preciso il dovere dello Stato di rispettare ed aiutare l’esercizio della libertà di scelta da parte dei malati, non c’è certezza sui tempi ed è forte il rischio di finire comunque alla via giudiziaria. Così il diritto non viene né goduto, né garantito: un cortocircuito davvero difficilmente replicabile, e incomprensibile nonostante l’impegno di personalità come Fico, D’Incà, l’appoggio del M5S e PD e qualche parlamentare del centro destra, e soprattutto di questi tempi, in cui il Parlamento rivendica da un lato la propria centralità ma, su questo tema, nonostante il doppio monito della Corte Costituzionale, non ha mai discusso nemmeno 1 minuto una questione davvero prioritaria.
“Quanto conquistato è stato fatto nei tribunali. L’emergenza è tangibile, in quanto mentre continuano senza sosta i ‘viaggi della speranza’ dei malati all’estero, in condizioni assurde ed economicamente possibili solo per una cerchia ristretta di italiani, circa tre persone al giorno ci contattano per chiedere aiuto e informazioni (1.000 dal 2015). In occasione del settimo anniversario dal deposito in Parlamento della proposta di iniziativa popolare Eutanasia Legale, l’Associazione Luca Coscioni ha organizzato la manifestazione Parlamento Fatti Vivo!, davanti al Parlamento, che sarà chiuso, ma poco cambia se sia aperto o chiuso, data l’inerzia lunga 7 anni nonostante i richiami della Consulta. La manifestazione si terrà il 14 settembre dalle 10:00 alle 13:00 a Roma, Piazza Montecitorio.”
“Lo Stato ha il dovere di garantire tale diritto perché la sentenza della Consulta stabilisce che sia il SSN a governare l’iter e la sua piena applicazione”, dichiara Filomena Gallo, Segretario Nazionale dell’associazione. “I tempi di risposta della Pubblica Amministrazione, da prassi, sono di 30 giorni, ma stiamo verificando legalmente tutte le vie di interpretazione di tali termini in virtù dell’urgenza richiesta. Secondo l’iter attualmente previsto la persona malata si può rivolgere alla ASL – direttamente o tramite il medico curante – per la verifica della presenza dei quattro requisiti indispensabili, previsti dalla sentenza Costituzionale 242/19. Occorrerà dunque accertare, da un punto di vista medico, la presenza di: patologia irreversibile, grave sofferenza fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di prendere decisioni libere e consapevoli. Occorrerà quindi appurare che la volontà dell’interessato sia stata manifestata in modo chiaro e univoco, compatibilmente con quanto consentito dalle sue condizioni, che il paziente sia stato adeguatamente informato sia sulle sue condizioni sia sulle possibili soluzioni alternative, come l’accesso alle cure palliative ed, eventualmente, alla sedazione profonda continua (L.219/17). Al completamento di questa procedura, il fascicolo sarà inviato al comitato etico, soggetto terzo, che ha il compito di verificare la conformità del caso con la procedura prevista dalla sentenza della Corte. Al momento regna però l’incertezza su ruoli e singole responsabilità e competenze, dettagli non specificati dalla Corte Costituzionale, ma che attengono al funzionamento delle erogazioni di prestazioni sanitarie come anche l’erogazione di farmaco letale per porre fine alle proprie sofferenze.”
“È un cortocircuito che al momento sta disorientando gli italiani che, numerosi, si rivolgono all’Associazione Luca Coscioni in cerca di aiuto e informazioni – dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’associazione. Siamo di fronte a una situazione paradossale, una scena ‘all’italiana’, dove il Parlamento, del quale in questi giorni tutti invocano la centralità, in 7 anni non ha mai discusso la relativa proposta di legge, nemmeno 1 minuto, né lo ha fatto in particolare negli ultimi 2 anni, dopo la richiesta formale avanzata dalla Corte Costituzionale. Oltre ai circa 140mila cittadini che hanno firmato la proposta di legge Eutanasia Legale, più del 90% degli italiani (sondaggio SWG) chiedono di sbrogliare questa matassa e definire regole certe garantendo l’aiuto a morire anche per chi non dipende da trattamenti sanitari.”