
Calano ancora le domande di accesso ai Corsi di Laurea di Scienze Infermieristiche: in alcuni Atenei, per la prima volta, non raggiungono nemmeno il numero di posti a bando. La riduzione media è del -10% rispetto allo scorso anno accademico, con il rapporto minimo domande/posti che il Paese abbia mai registrato: -12,6% al Nord; -15% al Centro; -5,7% al Sud. “Senza Infermieri, l’Italia non avrà più un Ssn degno di questo nome”, dichiara la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche FNOPI in una nota. “Ci aspetta una lunga stagione assistenziale e non saremo più in grado di garantire salute a tutti. È una prospettiva concreta, reale, che comporta perdite economiche, sociali, oltre che un restringimento dei diritti civili.”
La FNOPI chiede “un intervento deciso e non più rinviabile delle istituzioni”, fissando i punti inderogabili per il recupero dell’assistenza. “È necessario – prosegue il comunicato – che la ‘questione infermieristica’ sia affrontata nella sua totalità. La sfida odierna sulla carenza di Infermieri va affrontata, oltre che quantitativamente con l’offerta formativa, anche qualitativamente con l’evoluzione degli attuali percorsi formativi offerti ai giovani futuri Infermieri, i veri ‘garanti’ dell’assistenza.” Queste le indicazioni della FNOPI:
- Finanziamento delle Lauree Magistrali abilitanti a indirizzo clinico per avere Infermieri specialisti in grado di gestire una filiera assistenziale composta da più professionisti con livelli di competenze diversificate per rispondere ai bisogni sempre più complessi della popolazione;
- Finanziamento dei docenti infermieri (necessari a garantire la qualità formative e quindi dell’assistenza) che devono rientrare sotto il governo del ministero dell’Università e non più, come indica il Dlgs 502/1992, sotto quello delle aziende;
- Revisione dei criteri di accesso ai corsi di laurea triennali (test di ammissione separato con nuove modalità; autonomia e specificità della selezione al corso).
La Federazione chiede inoltre “un cambio immediato dei modelli organizzativi con maggiore autonomia infermieristica e una nuova riqualificazione, il riconoscimento della branca assistenziale infermieristica nei LEA e nuovi sbocchi di carriera e professionali”.
“Va aumentato subito il potere contrattuale e creata un’area contrattuale separata”, prosegue la nota. “Va aumentata anche l’indennità di specificità infermieristica di almeno il 200% (216 euro lordi/mese). Per la distribuzione geografica degli infermieri e per evitare fughe sull’asse Nord-Sud (così come all’estero) si deve poi intervenire subito sulle modalità di reclutamento e ingaggio per coprire sia i singoli servizi sia le singole aree geografiche con i più giusti e motivati professionisti, in coerenza con le competenze e le specializzazioni grazie a concorsi mirati e infungibilità. Nessuna altra soluzione – conclude il comunicato – può essere ritenuta adeguata se prima non saranno messe in atto queste nuove misure strutturali.”
3 i principali problemi da affrontare evidenziati da FNOPI:
- Rispetto alla demografia, il calo di giovani che porterà inevitabilmente a una riduzione dei possibili candidati futuri;
- La necessità che la professione abbia sbocchi di carriera e professionali strutturati e costanti;
- L’aumento del costo della vita, che rende le scelte dei giovani più “stanziali”, scoraggiando la mobilità universitaria in regioni distanti da quella di residenza.
Il quadro è ulteriormente aggravato, sottolinea sempre la FNOPI, dalla scarsa retribuzione, tra le più basse d’Europa: in Italia vale il 23% in meno rispetto alla media OCSE.
La Corte dei Conti, nella memoria al NADEF 2022, ha ufficializzato in -65mila unità la carenza infermieristica; con il decreto 77/2022 di riordino dell’assistenza sul territorio per l’attuazione del PNRR, ne servirebbero poi almeno altri 20mila (vale a dire gli infermieri di famiglia e di comunità). Si stima inoltre che i 10mila pensionamenti annui di Infermieri raddoppino dal 2029; quasi 30mila Infermieri italiani sono andati all’estero per le scarse prospettive del nostro Paese (e la formazione di ognuno è costata in meda allo Stato circa 30mila euro) e ne continuiamo a perdere oltre 3mila ogni anno. Al contempo – prosegue la nota FNOPI – “rileviamo oltre 13mila Infermieri stranieri in servizio, a vario titolo, sul territorio nazionale senza iscrizione agli Ordini e senza i dovuti controlli sulla conoscenza della lingua (italiana, ndr), in virtù delle deroghe previste da decreti emergenziali, che quindi lavorano in un contesto di totale insicurezza delle cure.”
Infine, conclude il comunicato, “gli over65 rappresentano il 25% della popolazione e a loro, come alle altre categorie di cittadini, servono poche e puntuali prestazioni cliniche e lunghe stagioni assistenziali, che solo gli infermieri possono garantire.”