Frexalimab efficace nella sclerosi multipla.” I dati dello studio di fase 2 presentati all’Annual Meeting dell’American Academy of Neurology 2024

Il nuovo anticorpo anti-CD40L frexalimab – di proprietà di Sanofi – ha dimostrato a quasi 1 anno di osservazione una sostanziale riduzione dell’attività di malattia e una tollerabilità favorevole nei pazienti partecipanti allo studio con sclerosi multipla recidivante. I dati sono stati presentati in occasione del Meeting Annuale dell’American Academy of Neurology AAN 2024 a Denver, Colorado, USA. I risultati dello studio in doppio cieco a 12 settimane erano stati precedentemente pubblicati su The New England Journal of Medicine. “Questi dati a 48 settimane dimostrano che il trattamento con frexalimab porta a un’ulteriore diminuzione del numero di lesioni e a una riduzione significativa dell’attività di malattia”, dichiara Patrick Vermersch, MD, PhD, Università di Lille, CHU Lille, Francia. “Questi risultati clinici preliminari sono promettenti e registrano un tasso annualizzato di ricaduta nel corso dell’anno molto basso. Questo rafforza il razionale del target CD40L nella sclerosi multipla e supporta l’ulteriore sviluppo di frexalimab come potenziale terapia ad alta efficacia nella sclerosi multipla recidivante.”

Dalle prime 12 settimane dello studio in doppio cieco, il 97% (125/129) dei pazienti arruolati è entrato nello studio di estensione in aperto (OLE) di fase 2; di tutti i partecipanti allo studio di estensione, vale a dire quelli trattati con frexalimab sia ad alto che a basso dosaggio e i pazienti che dal braccio placebo all’inizio del periodo di estensione sono passati al trattamento in aperto (settimana 12), l’87% (112/129) è rimasto nello studio fino alla settimana 48. Durante lo studio di estensione in aperto, i pazienti trattati con anti-CD40L ad alto dosaggio (n=50) e basso dosaggio (n=49) hanno continuato a essere trattati con frexalimab 1.200 mg per via endovenosa ogni 4 settimane o con frexalimab 300 mg per via sottocutanea ogni 2 settimane, rispettivamente, mentre quelli che inizialmente erano stati trattati con placebo sono stati randomizzati ai due bracci di trattamento con frexalimab ad alto o basso dosaggio (rispettivamente n=12 e n=14).

“Frexalimab rappresenta un nuovo potenziale meccanismo di trattamento first in class nella sclerosi multipla, sviluppato per essere in grado di offrire una soluzione terapeutica a tutti quei casi di malattia che ad oggi rappresentano ancora un’esigenza medica non soddisfatta”, afferma Erik Wallström, MD, PhD, global head of Neurology Development, Sanofi. “Abbiamo sfruttato la nostra profonda esperienza in questa patologia per essere in grado di offrire una nuova arma capace di combattere la neuroinfiammazione e la neurodegenerazione e migliorare la vita delle persone affette da sclerosi multipla.”

I risultati dello studio di estensione in aperto di fase 2 alla 48ma settimana dimostrano che:

  • “Il 96% dei pazienti che hanno proseguito il trattamento con frexalimab ad alto dosaggio e l’87% di quelli che hanno continuato a ricevere frexalimab a basso dosaggio erano liberi da lesioni Gd+ T1 alla 48ma settimana. Inoltre, tra i pazienti passati dal trattamento con placebo al frexalimab ad alto e basso dosaggio all’inizio dello studio di estensione in aperto alla settimana 12, sono state osservate riduzioni alla settimana 24 e il 90% e il 92% erano liberi da lesioni Gd+ T1 alla 48a settimana;
  • Il numero di lesioni Gd+ T1 (media [SD]) è rimasto basso nei pazienti che hanno proseguito il trattamento con frexalimab (dose alta: 0,0 [0,2]; dose bassa: 0,2 [0,5]) e ha continuato a diminuire in quelli che sono passati dal placebo a frexalimab alla settimana 12 (dose alta: 0,2 [0,6]; dose bassa: 0,1 [0,3]);
  • Il numero e la variazione di volume delle lesioni Gd+ T2 nuove o in espansione sono rimasti bassi per tutti i gruppi di trattamento con frexalimab fino alla 48a settimana e la conta dei linfociti è rimasta stabile.”

I partecipanti che hanno continuato a ricevere frexalimab ad alti dosaggi hanno registrato un basso tasso annualizzato di ricadute pari a 0,04 (95% CI: 0,01, 0,18) nel corso delle 48 settimane di trattamento, con un 96% libero da ricadute. L’ARR nel braccio iniziale a basso dosaggio è stato di 0,22, mentre l’ARR nei pazienti che sono passati a frexalimab ad alto e basso dosaggio è stato rispettivamente di 0,09 e 0,40, fino alla alla 48a settimana. Frexalimab è stato generalmente ben tollerato nell’osservazione fino alla 48a settimana. Gli eventi avversi più comuni (≥10%) tra tutti i sottogruppi di pazienti che hanno ricevuto frexalimab durante lo studio di estensione in aperto fino al termine della 48a settimana dal basale sono stati nasofaringite (n=14 [11%]), cefalea (n=14 [11%]) e COVID-19 (n=13 [10%]).

LO STUDIO DI FASE 2

Lo studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, ha valutato frexalimab in partecipanti con sclerosi multipla recidivante. I pazienti sono stati randomizzati (4:4:1:1) a ricevere alti dosaggi (frexalimab 1200 mg per via endovenosa ogni quattro settimane, con 1 dose iniziale di carico di 1.800 mg) o bassi dosaggi (frexalimab 300 mg per via sottocutanea ogni 2 settimane, con 1 dose iniziale di carico di 600 mg) di frexalimab o placebo corrispondente per 12 settimane (Parte A).

L’endpoint primario era la riduzione del numero di nuove lesioni cerebrali Gd+ T1 alla risonanza magnetica alla 12a settimana. Gli endpoint secondari comprendevano altre misure di efficacia basate sulla risonanza magnetica, nonché la sicurezza, la tollerabilità e la farmacocinetica di frexalimab. Dopo la settimana 12, i pazienti trattati con placebo sono passati ai rispettivi bracci di frexalimab e sono entrati nella parte B dello studio, in aperto, tutt’ora in corso.

FREXALIMAB

Frexalimab (SAR441344) è un anticorpo anti-CD40L di seconda generazione che blocca la via costimolatoria CD40/CD40L, importante per l’attivazione e la funzione dell’immunità adattativa (cellule T e B) e innata (macrofagi/microglia e cellule dendritiche). Grazie a tale meccanismo d’azione a monte, frexalimab ha il potenziale per affrontare la neuroinfiammazione sia acuta che cronica nella sclerosi multipla, senza causare la deplezione dei linfociti.