“Combattiamo l’obesità insieme”. Questo il titolo della campagna di sensibilizzazione promossa da EASO in occasione della giornata europea dell’Obesità, European Obesity Day, che quest’anno si celebra il 20 maggio in collaborazione con clinici, associazioni di pazienti e istituzioni al fine di informare sulla necessità di contrastare l’obesità, dando voce a tutti coloro che soffrono di problemi legati al peso eccessivo. I dati sono allarmanti: l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di 1,9 miliardi di persone in sovrappeso, di cui 600 milioni obesi. Di questi, 6 milioni in Italia con un impatto sul SSN pari a 4,5 miliardi di Euro.
La campagna 2017, prenderà vita anche sui social network supportata dall’hashtag #EOD2017, attraverso la diffusione di messaggi volti a creare consapevolezza sull’obesità, sulle sue cause e sui trattamenti per la cura. Ma non solo. I pazienti saranno infatti protagonisti con le loro storie e i loro vissuti su tutti i mezzi di comunicazione, con approfondimenti sul tema e con la narrazione delle esperienze di chi è riuscito a sconfiggere questa malattia che in Italia non è ancora riconosciuta come tale, nonostante le società scientifiche siano concordi nel sostenere la necessità di interventi urgenti in questo senso.
Un’indagine condotta da EASO evidenzia come tra la popolazione italiana vi sia un’errata percezione sulla natura, le cause e le cure per contrastare l’obesità. In termini di percezione, il 50% degli italiani ritiene che il proprio peso sia normale, mentre il 42% pensa di essere in sovrappeso. Circa il 10% di coloro che si descrivono in salute è in realtà in sovrappeso; mentre il 18% di coloro che si descrivono in sovrappeso, risulta essere obeso.
“Nonostante la crescente epidemia – afferma Herman Toplak, presidente di EASO – sono pochi i Paesi europei che hanno adottato o stanno adottando strategie concrete per combattere l’obesità. Strategie che, per essere efficaci, dovrebbero riguardare tutti gli aspetti della gestione del peso, a partire dal promuovere attività fisica e stili di vita più sani, alla riduzione del consumo eccessivo di alimenti e bevande ad alto contenuto calorico, nonché al trattamento farmacologico e chirurgico.”
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’obesità è una delle più grandi sfide per la salute pubblica del XXI secolo: gli adulti in sovrappeso sono oggi 1,9 miliardi e di questi circa 600 milioni sono obesi. Rispetto agli anni ’80 la prevalenza è triplicata e si stima che, se obesità e sovrappeso continueranno ad aumentare a una velocità così allarmante, nel 2030 ne soffriranno più della metà dei cittadini europei.
“Anche a livello italiano la situazione non cambia: ogni anno si registrano 57 mila morti per cause legate all’eccesso di peso”, sottolinea Paolo Sbraccia, rappresentante italiano EASO e past president della Società Italiana Obesità (SIO). “Sovrappeso e obesità sono responsabili di circa l’80% dei casi di diabete, del 55% dei casi di ipertensione e del 35% dei casi di cardiopatia ischemica e di tumori. È perciò fondamentale rendersi parte attiva nel sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione e dell’adozione di stili di vita sani, così come ci suggerisce il motto dell’EOD17: Combattiamo l’obesità insieme.”
Un passo necessario per affrontare la crescente epidemia di obesità è la creazione delle obesity unit, centri di riferimento con un approccio multidisciplinare dove il paziente possa essere seguito in tutti gli aspetti della cura da esperti dietologi, nutrizionisti, psicologi e chirurghi, per una presa in carico a 360°. “Nei casi più gravi e dopo un’attenta valutazione da parte di un’équipe multidisciplinare formata da un chirurgo, un nutrizionista, uno psicologo e un diabetologo – afferma Luigi Piazza, presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e della Malattie Metaboliche (SICOB) – è la chirurgia bariatrica a rappresentare uno dei trattamenti più efficaci nella cura dell’obesità che garantisce un calo ponderale significativo e mantenuto nel tempo e un miglioramento delle condizioni di vita del paziente.”