
La Giornata Mondiale contro l’Epatite, che si celebra il 28 luglio, rappresenta un’occasione importante per riportare l’attenzione sull’epatite C e sugli obiettivi di eliminazione globali fissati dall’OMS entro il 2030. Con il COVID-19 le attività di screening, diagnosi e cura dell’epatite C hanno subito un importante calo, un rallentamento nel percorso di eliminazione che rischia di allontanare l’Italia dagli obiettivi dell’OMS. Proprio per questo motivo non si può più aspettare. In occasione della Giornata Mondiale contro l’epatite, la campagna C Come Curabile ha previsto alcune importanti iniziative a livello digitale rivolte alla popolazione generale per riaprire il dibattito sull’epatite C e proseguire il percorso di informazione e sensibilizzazione sull’HCV, iniziato nel 2020 con l’obiettivo di combattere la malattia anche durante la pandemia.
Attraverso il sito C Come Curabile e iniziative digitali, la campagna vuole far conoscere l’infezione in tutti i suoi aspetti e portare l’attenzione sull’importanza di fare il test. Effettuare il test dell’HCV è oggi l’unico modo per rilevare la presenza del virus, far emergere il sommerso e individuare i numerosissimi casi di persone inconsapevoli di aver contratto l’infezione, che oggi in Italia si stima siano circa 250-300mila persone. Un obiettivo fondamentale per raggiungere l’eliminazione dell’infezione, oggi possibile grazie a farmaci in grado di curarla in oltre il 90% dei casi. In questa direzione in Italia, attraverso il Decreto Milleproroghe che entrerà presto in vigore, sono stati inoltre stanziati 71,5milioni di euro per realizzare una campagna di screening gratuito su tutte le persone nate tra il 1969 e il 1989, le persone seguite dai SerD e i detenuti nelle carceri.
Nel 2021 la campagna C come curabile si è arricchita di nuovi contenuti, consultabili e scaricabili in una nuova sezione all’interno del sito, dedicati alle persone con più di 50anni, tra le quali si riscontra oggi la maggiore prevalenza di epatite C. L’obiettivo è informare e incoraggiare anche le persone di questa fascia di età a fare il test: gli over50 sono infatti la popolazione più a rischio di Epatite C, perché prima del 1989 il virus dell’HCV non era ancora stato scoperto e di conseguenza non si conoscevano né le modalità di contagio né le forme di prevenzione. Molte persone hanno contratto quindi la malattia senza saperlo e senza conoscere i rischi che questa comporta. Individuare la presenza dell’infezione e curarla è fondamentale perché non solo si possono evitare le gravi conseguenze a cui porta la malattia, quali la cirrosi o il tumore del fegato, ma è possibile migliorare anche alcune problematiche extra-epatiche che spesso si presentano insieme ad essa.