SIOT: “Prevenire il rischio cadute negli anziani”

Debolezza muscolare, ridotta coordinazione dei movimenti e propensione alla caduta, sono fra i principali fattori di rischio delle fratture da fragilità che, inevitabilmente, aumentano nei soggetti più anziani. In occasione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, che ricorre il 28 luglio 2024, la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia SIOT ribadisce l’importanza della prevenzione delle cadute nei soggetti più a rischio e della diagnosi precoce per il trattamento dell’osteoporosi. Nel periodo estivo, poi, complice l’afa e altri fattori dovuti all’età come problemi di vista, perdita di equilibrio o altre patologie, la possibilità di subire una frattura può aumentare. In generale, le donne, soprattutto dopo la menopausa, sembrano avere un rischio più alto di trauma rispetto agli uomini. Basti pensare che in Italia, secondo i dati dell’International Osteoporosis Foundation, si stima che la prevalenza dei soggetti osteoporotici over50 corrisponda al 23,1% nelle donne e al 7% negli uomini. A confermarlo, le più recenti linee guida Diagnosi, Stratificazione del Rischio e Continuità Assistenziale delle Fratture da Fragilità dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con SIOT e altre Società scientifiche.

“Con l’avanzare dell’età la massa ossea diminuisce e la possibilità di subire una frattura aumenta”, dichiara Alberto Momoli, presidente SIOT, direttore UOC Ortopedia e Traumatologia Ospedale San Bortolo, Vicenza. “L’attività fisica, in particolare esercizi personalizzati di rinforzo muscolare, di rieducazione all’equilibrio e alla deambulazione, hanno mostrato di ridurre sia il rischio di cadute che di traumi correlati. Una strategia di prevenzione delle cadute in soggetti anziani che includa esercizi fisici e un adeguato apporto di vitamina D, la cui prescrizione va sempre preceduta da un’attenta visita medica, è altamente raccomandabile. Importante poi è la valutazione dell’ambiente domestico, ove possono esservi ostacoli o pericoli modificabili quali scarsa illuminazione, fili o tappeti a terra, scarpe inadeguate e presenza di animali domestici.”

Come emerge dalle Linee Guida, è stato stimato che le fratture da fragilità siano responsabili di oltre 9milioni di fratture ogni anno in tutto il mondo e possano causare eventi avversi quali l’aumentata morbosità e mortalità contribuendo in modo rilevante alla spesa sanitaria e costituendo pertanto un serio problema di salute pubblica, ricorda la SIOT. In Italia, a causa del continuo invecchiamento della popolazione, ci si attende che le persone più anziane, con età pari o superiore a 85 anni, superino il 12% dell’intera popolazione entro il 2050. In questa prospettiva, le malattie cronico-degenerative, tra cui l’osteoporosi, rappresentano una sfida non solo per gli operatori sanitari e i decisori politici, ma anche per gli stessi individui, in quanto compromettono l’invecchiamento in buona salute, l’indipendenza e la qualità della vita. Inoltre, si stima che il numero totale delle fratture da fragilità in Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito e Svezia aumenterà dai 2,7milioni del 2017 ai 3,3milioni del 2030, con un aumento del +23,3%. In particolare, per la frattura del femore prossimale e della colonna vertebrale, gli aumenti previsti sono rispettivamente del +28% e +23%.

I fattori di rischio dell’osteoporosi, però, non sono solo l’età e il sesso: anche una precedente frattura da fragilità è, per entrambi i sessi, un importante campanello d’allarme per ulteriori fratture. Gli individui che hanno già subito 1 frattura da fragilità sono maggiormente a rischio di ulteriori fratture sia nello stesso sito che in un altro sito osseo; inoltre, il rischio aumenta al crescere del numero e della severità delle precedenti fratture. Spesso, tuttavia, i pazienti non ricevono né un corretto inquadramento diagnostico né un adeguato trattamento farmacologico, come riportato dalla Commissione Intersocietaria per l’Osteoporosi, e una consistente porzione di soggetti dopo un anno dalla diagnosi di frattura da fragilità presenta un’aderenza alla terapia non superiore al 50%. In particolare, le donne dai 50 agli 80 anni a seguito di 1 frattura da fragilità hanno un maggior rischio di sviluppare una seconda frattura 5 volte maggiore entro l’anno o nei 2 anni successivi, rispetto a coloro che non hanno avuto 1 precedente frattura (dati International Osteoporosis Foundation). Nonostante ciò, il 60-85% delle donne over50 con osteoporosi non riceve un trattamento.

“Una diagnosi appropriata e una corretta terapia risultano essenziali per il trattamento della fragilità ossea e, di conseguenza, per ridurre il rischio di ulteriori fratture”, continua Momoli. “Attraverso specifici esami del sangue e la mineralometria ossea computerizzata, MOC è possibile ottenere una corretta valutazione della fragilità ossea che permette quindi di identificare precocemente i soggetti ad alto rischio di sviluppare esiti negativi, consentendo l’implementazione tempestiva di contromisure preventive/terapeutiche. Raccomandiamo, in generale, visite specialistiche alle donne over50 e agli uomini dai 65 anni in su per valutare lo stato della propria salute ossea e prevenire la comparsa di fratture.”

Sempre secondo i dati dell’International Osteoporosis Foundation, conclude la SIOT, le fratture da fragilità sono attualmente nel mondo la quarta principale causa di morbosità associata alle malattie croniche, mentre erano solo al 6° posto nel 2009; in particolare, per le fratture del femore prossimale è stata dimostrata una rilevante mortalità a 1 mese e 1 anno, rispettivamente pari a 5% e 20%.