Giornata della Prevenzione Alcolica 2024. I rischi del consumo di alcol, specie tra i giovani

In occasione della Giornata della Prevenzione Alcolica, celebrata il 18 aprile 2024, la Società Italiana di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva SIGE si è unita alle iniziative globali volte a accrescere la consapevolezza sui rischi legati al consumo di alcol, compreso il vino, specie fra i giovani, per evidenziare le conseguenze anche di un consumo moderato sulla salute del fegato e quindi sullo sviluppo di epatopatie, sia acute che croniche. L’alcol è tra principali fattori di rischio per la salute a livello globale e la sua influenza sulla funzione epatica è di particolare rilievo: “Anche quantità moderate di alcol possono danneggiare il fegato o accelerare la progressione di malattie epatiche già presenti, come la steatosi epatica non alcolica fino alla cirrosi e al cancro del fegato”, dichiara la prof.ssa Carmelina Loguercio, docente presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. “Riguardo all’alcol, l’unico strumento per i pazienti è l’astinenza […], obiettivo che purtroppo è difficile da raggiungere”, afferma il prof. Domenico Alvaro, ordinario di Gastroenterologia e preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università di Roma La Sapienza. Importanti novità sono state recentemente illustrate in occasione del convegno FISMAD: “Se fino a pochi anni fa, per i pazienti con consumo attivo il trapianto era un tabù, oggi si sta cambiando atteggiamento, anche se purtroppo in vari Centri trapianti il paziente non completamente astinente non viene trapiantato”, continua Alvaro. “I dati attuali ci dicono che i famosi 6 mesi di astinenza da alcol non sempre sono obbligatori per poter mettere un paziente con malattia avanzata di fegato in lista trapianto. Si è visto che, in caso di malattia acuta subcronica da alcol, il trapianto può essere comunque consigliato, perché i dati a lungo termine ci dicono che comunque si riduce in maniera significativa la mortalità.”

In Italia il consumo di vino è spesso percepito come una parte integrante dello stile di vita, ma è essenziale riconoscere che nessun livello di consumo alcolico può essere considerato completamente sicuro per la salute, continuano gli esperti: studi recenti indicano che anche piccole quantità di alcol possono avere effetti deleteri a lungo termine, soprattutto se il consumo inizia in giovane età. I dati pubblicati in questi giorni dall’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità Ona-Iss confermano questa preoccupazione: nel 2022, circa 8milioni di Italiani di età superiore a 11 anni (pari al 21,2% degli uomini e al 9,1% delle donne) hanno bevuto una quantità di alcol tale da mettere la propria salute a rischio. Sono 3,7milioni le persone che hanno bevuto per ubriacarsi, e per 770mila Italiani il consumo di alcol è stato così alto da provocare un danno a livello fisico o mentale. Nel nostro Paese, il numero di pazienti affetti da cirrosi epatica non è noto con certezza: nel 2022 una prima stima valutava in circa 180mila le diagnosi note (dati Associazione Epac). “Se parliamo della fase avanzata, cioè di cirrosi epatica, si stima che in Italia esistano in realtà circa 500mila soggetti, diagnostici e non, con cirrosi, come dato di prevalenza”, continua Alvaro. “Una grossa parte di questi probabilmente rappresenta la parte nascosta dell’iceberg, ma attualmente possiamo dire che, su 500mila, circa la metà sono di eziologia alcolica e l’altra metà sono legate alla sindrome metabolica, ovviamente escludendo le cause virali, che sono in netta discesa.”

Il rischio è particolarmente elevato tra i giovani, nei quali stili di vita scorretti possono promuovere comportamenti di consumo alcolico progressivamente dannoso per la salute. “È fondamentale, pertanto, intervenire precocemente sulle abitudini del consumo alcolico fra i giovani, promuovendo stili di vita salutari e informando sulle potenziali conseguenze negative”, aggiunge Loguercio. “Ci sono 2 cause di malattia epatica che continuano a crearci grossi problemi: il primo è l’alcol; l’altra è la sindrome metabolica, quest’ultima in progressivo aumento d’incidenza”, riprende Alvaro. “Di fatto, non ci sono evidenze di una riduzione di consumo di alcol, soprattutto tra i giovani, cosa che rappresenta un problema sociale enormemente importante anche nelle fasce medie o alte di età, soprattutto nel Nord Italia. L’alcol rappresenta ancora oggi una delle principali cause di malattie epatiche e la disassuefazione dall’alcol è un reale problema che richiede una gestione multidisciplinare del paziente.”

“La prevenzione è la nostra migliore alleata nella lotta contro le epatopatie, specie quelle legate all’alcol. Infatti – conclude Loguercio – solo attraverso la consapevolezza e l’educazione possiamo sperare di ridurne l’incidenza.”