Crescono anche nella file della Polizia Penitenziaria le proteste per la decisione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di consentire l’accesso alle mense solamente al personale dotato di green pass. “Una scelta illogica e contraddittoria – dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – che ha evidenziato una volta di più l’inadeguatezza dell’Amministrazione ad assumere provvedimenti con un minimo di buon senso: pensate che a Pordenone, per consentire i pasti al personale che non ha il green-pass ma che comunque è potenzialmente vaccinato e quindi fruisce del take-away (spesso un panino, una scatoletta di tonno o di carne in scatola, un minimo di frutta…) , hanno messo un banco alla bene e meglio tra i mezzi parcheggiati ed i bidoni della spazzatura mentre a Padova, nella Casa circondariale, hanno messo due tavole in un’area verde dove di solito mangiano i gatti randagi…”
“L’assurdo – prosegue Capece – è che poi queste colleghe e questi colleghi fanno servizio sugli automezzi per il trasporto dei detenuti e nelle sezioni detentive fianco a fianco. Le mense di servizio, poiché ‘obbligatorie’, sono come fare servizio e gli ambienti sono interni al carcere proprio come dove si fa servizio. Se serve il green pass per entravi, allora deve servire anche per fare servizio e anche a tutti per entrare in istituto, compresi familiari, volontari, garanti, avvocati e magistrati. Non è possibile fare servizio nelle sezioni detentive a fianco al collega mentre alla mensa di servizio si consuma il pasto in luoghi diversi.”
Capece fa dunque appello al Ministro della Giustizia, Marta Cartabia “affinché disponga la revoca delle disposizioni emanate dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria almeno fino a quando non sono state predisposte adeguate soluzioni organizzative, disponendo come alternativa alla mensa di servizio la corresponsione del buono pasto”.