Herpes Zoster. “Aumenta con l’età, ma anche in presenza di altre malattie. L’importanza della prevenzione vaccinale”

Secondo un’indagine internazionale, 1 persona su 2 in buona salute del nostro Paese ancora non conosce la pericolosità dell’Herpes Zoster (noto come Fuoco di Sant’Antonio) e soprattutto fra i 50 ed i 60 anni ne sottovaluta i rischi. Diventa quindi cruciale far sapere che il rischio di sviluppare la malattia, non è solo legato all’età, ma anche alla presenza di altre patologie, che possono aumentare il rischio di sviluppare l’Herpes Zoster e la cui pericolosità aumenta di molto se sommate proprio al Fuoco di Sant’Antonio. Le principali sono i tumori, le malattie immunodepressive, le malattie reumatologiche, il diabete e le patologie croniche cardiovascolari, renali e respiratorie. Oggi la prevenzione vaccinale è alla portata di tutti coloro che sono eleggibili. In occasione della Settimana della Prevenzione dal Fuoco di Sant’Antonio, in programma dal 24 febbraio al 02 marzo 2025, gli esperti raccomandano alle persone di informarsi. Anche perché, stando ad un sondaggio condotto da Ipsos Healthcare, per conto di GSK, su 8.400 cittadini tra i 50 ed i 60 anni di 9 Paesi (Cina, Brasile, Italia, Giappone, Germania, Irlanda, India, Portogallo, Stati Uniti; 1.000 gli Italiani considerati) in molti hanno ancora le idee confuse su questa infezione, sia che si tratti di uomini e donne in buona salute sia che invece presentino patologie concomitanti.

Dei soggetti in buona salute in Italia, solo il 52% ha una vaga idea di cosa sia l’Herpes Zoster e come possa rappresentare un rischio o addirittura non ne ha sentito parlare. La maggioranza degli intervistati su scala internazionale in questa decade si sente più giovane di quanto dice l’anagrafe e di conseguenza a minor rischio. Per questo è ancor più importante conoscere il rischio di sviluppare l’Herpes Zoster e puntare sulla prevenzione, nell’ottica sia della salute del singolo sia della sostenibilità del Servizio sanitario, limitando le spese per diagnosi e cura. “Il Medico di Medicina Generale è il primo punto di riferimento per i cittadini, e sappiamo bene che questo è vero soprattutto per i pazienti anziani e per i pazienti fragili, per malattie e conseguenti terapie o per le precarie condizioni sociali”, dichiara Tecla Mastronuzzi, responsabile nazionale della Macroarea Prevenzione della SIMG. “La riattivazione dello zoster per questi pazienti rappresenta un ‘incidente’ che cambia la vita. L’HZ può modificare sostanzialmente la traiettoria di salute dei nostri pazienti, rendendo necessario il ricovero, con impatto sulla spesa sanitaria e sulla qualità di vita del singolo. Un recente studio indica che dal 2003 al 2018 l’HZ ha rappresentato la causa di 11 ospedalizzazione ogni 100mila pazienti/anno. Il tasso di incidenza di ospedalizzazioni per Zoster è 20 volte maggiore negli over79 e 11 volte maggiore nei soggetti tra i 70 e i 79 anni, rispetto a quelli che hanno meno di 50 anni. Senza dimenticare – prosegue – che lo stesso studio parla di una incidenza di mortalità pari all’1,7% durante il ricovero. Quello che abbiamo capito più recentemente è che le complicanze e le conseguenze dell’HZ non terminano con la manifestazione clinica della malattia: conosciamo bene la nevralgia post herpetica e le temibili conseguenze del coinvolgimento oculare ma oggi sappiamo che nel paziente con HZ aumenta in rischio di eventi cardiovascolari e neurologici. A fronte di quanto descritto, la vaccinazione rappresenta uno strumento fondamentale per prevenire non solo la riattivazione della malattia, ma anche il decadimento delle condizioni generali di salute che si può associare a questa condizione. Insomma – conclude – l’HZ è un brutto incidente, imprevedibile ma sicuramente prevenibile.”