DOMANDA
“Dopo 16 mesi dall’intervento alla prostata per tumore (localizzato), ho ancora l’incontinenza urinaria (circa 4 pannoloni al giorno), definita ‘grave’. Le urinocolture sono negative e perdo le urine appena mi metto in piedi. Praticamente di giorno non riesco ad urinare perché perdo tutte le urine. Il mio urologo – dopo la riabilitazione e dei farmaci che hanno apportato scarso beneficio, anzi nullo – mi ha prospettato un intervento risolutivo, bendarella o sfintere artificiale. E comunque sempre un altro intervento. Potrei fare quello meno invasivo? Il PSA è indosabile, 0,012.”
RISPOSTA
Quando si perdono le urine dopo l’intervento alla prostata per tumore, il tipo di intervento verrà deciso in funzione della quantità di urine che si perdono durante le 24 ore. In base a questo dato si decide che intervento consigliare. Molto semplicemente, si potrebbe dire che quando la perdita di urine è inferiore a 200 gr nelle 24 ore (dato che si ricava dalla misurazione del peso dei pannolini), si potrà posizionare la “bendarella” che costringe l’uretra e aumenta la resistenza e quindi la continenza; al contrario, quando la perdita supera i 200 gr è necessario posizionare lo sfintere artificiale. Questo è composto da una cuffia che si posiziona attorno all’uretra bulbare; un piccolo serbatoio in addome; la pompetta di attivazione dello sfintere, posizionata nella parte alta dello scroto. Quando si deve urinare è necessario schiacciare la pompetta nello scroto: così facendo, si rilascia la cuffia attorno all’uretra, permettendo appunto di urinare. Trascorsi circa 2 minuti, la cuffia si riempie automaticamente di liquido, stringendo l’uretra e consentendo di trattenere le urine. In questo modo viene assicurata una perfetta continenza. L’intervento è minimamente invasivo e della durata di circa 1 ora.