Da nuovi studi, “più tempo” per trattare l’ictus, importante novità discussa al Congresso Sno in corso a Riccione. “Il problema del trattamento dell’ictus è sempre stato il tempo”, dichiara Maurizio Melis, Direttore Dipartimento Neuroscienze e Riabilitazione presso l’Azienda Ospedaliera G. Brotzu di Cagliari e presidente eletto di Sno. “Si dice ‘time is brain’, tempo è cervello, perché qualsiasi trattamento sinora era strettamente limitato alle prime ore: quattro ore e mezzo per quanto riguarda la terapia medica e sei ore per quella meccanica. In questo congresso sono state portate le grandissime novità di studi recentemente pubblicati, e sono venuti gli stessi autori a presentarli, come Raul Nogueira da Atlanta. Sono risultati clamorosi, grazie ai quali, selezionando i pazienti con particolari metodiche radiologiche – tac o risonanza – c’è la possibilità di estendere quella finestra terapeutica sino a ventiquattro ore in certe situazioni.”
Per Melis, si tratta di un’innovazione che “rivoluziona sia le possibilità per i pazienti, ma anche quelle che sono le necessità organizzative per dare questa opportunità in tutta Italia”. In Italia, infatti, c’è una distribuzione cosiddetta a macchia di leopardo: “Alcune zone – spiega Melis – sono più fortunate e altre decisamente meno ma non si può non cercare di dare opportunità migliori a tutti quanti”. Uno sforzo al quale la Società può e vuole contribuire. “La Sno è una società adatta a questo perché ha tre cuori, la parte neurologica, la parte neuroradiologica e quella neurochirurgica e ha sempre sottolineato molto l’aspetto multidisciplinare e l’approccio in team. E proprio nel caso dell’ictus c’è l’esempio principale per cui è necessaria una collaborazione; noi delineiamo le necessità in Italia per adattare alle novità l’organizzazione sanitaria. Questo sarà il nostro impegno.”