
La sfida attuale nella lotta al cancro è di aumentare il numero di pazienti che rispondono positivamente all’immunoterapia. Per farlo occorre “preparare” il tumore a essere riconosciuto in modo più efficace dal sistema immunitario. È in questa direzione che stanno lavorando i ricercatori del Centro di Immuno-Oncologia (CIO) del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Nello studio NIBIT-M4, che presentato a Chicago in occasione del congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), il gruppo di ricerca diretto dal prof. Michele Maio, in collaborazione con importanti Centri italiani ed europei, ha dimostrato che nei pazienti con melanoma la sequenza di guadecitabina e ipilimumab – il primo un agente ipometilante, il secondo un immunoterapico – migliora la capacità del sistema immunitario di riconoscere e attaccare le cellule tumorali.
Negli ultimi dieci anni, l’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento dei tumori; alcune neoplasie che non lasciavano scampo oggi possono essere trattate con successo, ma solo circa il 40-50% dei pazienti risponde a questo genere di cure. Se da un lato una delle possibili strategie per aumentare la percentuale è migliorare la sequenza con cui somministrare i diversi immunoterapici, l’altra prevede la somministrazione dell’immunoterapia in combinazione a molecole in grado di modificare le caratteristiche del tumore, con l’obiettivo di renderlo maggiormente visibile al sistema immunitario. Lo studio presentato ad ASCO, una “prima” a livello mondiale, va proprio in quest’ultima direzione. “I risultati raggiunti – spiega Maio, direttore del CIO di Siena e Presidente della Fondazione NIBIT, che ha sostenuto lo studio insieme ad AIRC – sono per noi motivo di grande orgoglio in quanto confermano la nostra iniziale intuizione sulla necessità di creare le condizioni affinché gli immunoterapici possano agire al meglio. Quanto ottenuto è perfettamente in linea con i risultati pre-clinici raggiunti negli anni scorsi dai laboratori del nostro Centro.”