
Sarebbero 1.700 le persone sospettate di aver contratto la nuova infezione da coronavirus. Altri 2 casi si sarebbero verificati – 1 in Thailandia e 1 in Giappone – e si tratterebbe sempre di persone provenienti dalla città cinese di Wuhan. È quanto affermano gli scienziati dell’Imperial College di Londra, sulla base di calcoli statistici che tengono conto del fatto che 3 casi sono stati “esportati” all’estero. Non si tratta quindi di infezioni accertate o denunciate dalle autorità cinesi. L’Oms ha confermato che le prime informazioni sulla polmonite di Wuhan ricevute dalle autorità cinesi indicano come possibile causa un coronavirus che “può causare gravi malattie in alcuni pazienti”, ma “non si trasmette facilmente da persona a persona”.
I sintomi più frequenti causati dal coronavirus sarebbero febbre alta e difficoltà respiratorie a causa di una polmonite. A oggi di certo però c’è solo il fatto che tutti i soggetti sembrano essersi ammalati, in un modo o nell’altro, a Wuhan, città della Cina Orientale, e molti di loro erano venditori dello stesso mercato. Finora gli ammalati dichiarati pare siano meno di 100; 2 i casi di decesso; altre 163 persone sono in isolamento, comprese 8 di Hong Kong. Ma la buona notizia è che, a oggi, pare non ci siano stati contagi da una persona all’altra, e quindi tra il personale medico e paramedico che ha assistito le persone infette. L’ipotesi più probabile è quindi che la malattia sia stata trasmessa dall’animale all’uomo. Quasi tutti i malati avevano infatti visitato il mercato del pesce di Wuhan, dove si vendevano anche animali vivi. Il mercato è stato prontamente disinfestato. Il germe selezionato dagli esami di laboratorio sarebbe un coronavirus, ma non si tratterebbe della SARS che fra 2002 e 2003 uccise oltre 700 persone, soprattutto in Cina e a Hong Kong.