
Oltre agli inquinanti convenzionali – arsenico, cromo e altri metalli pesanti, interferenti endocrini, pesticidi, residui di farmaci e prodotti per l’igiene personale, microorganismi patogeni – si stanno aggiungendo i contaminanti emergenti quali sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), nanomateriali e microplastiche che rendono il lavoro di chi si occupa di acqua sempre più complesso. “Fondamentale per la nostra salute è la qualità dell’acqua che beviamo. L’acqua infatti è un alimento liquido. Se in bottiglia, è da preferire la confezione in vetro; se del rubinetto, quella italiana – per l’85% di derivazione sotterranea – preoccupa per i livelli di inquinamento delle sorgenti e delle falde, fermo restando che i primi strumenti diagnostici restano i nostri sensi: guarda, gusta e annusa l’acqua che utilizzi. Riguardo alle bibite, invece, non sarebbe male che sulle etichette venisse segnalato anche il tipo di acqua utilizzato e, se le si accompagna con ghiaccio, sarebbe preferibile acquistare quello confezionato prodotto industrialmente”, sostiene Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale. Solo un continuo investimento nella ricerca per trovare soluzioni, sia nell’ambito del controllo qualità sia nella ricerca di metodologie efficienti e a basso costo che permettano la purificazione e sanificazione della risorsa idrica inquinata, potrà portare a risultati positivi. In tale contesto, la stretta collaborazione tra tutti i protagonisti del Mondo Acqua – Istituzioni, politici, ricercatori e mondo accademico, servizi idrici, società di controllo, aziende – è fondamentale, affinché si possa insieme ideare strategie comuni e condivise per tentare di risolvere le problematiche complesse che l’oro blu porta con sé. Ciò consentirà anche di ridurre le disuguaglianze nell’ambito della qualità dell’acqua, rafforzando i controlli della sua sanificazione e della sua distribuzione, come previsto dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che prevede che “nessuno sia lasciato indietro”, anche in questo ambito così strategico è vitale.
“La salute delle acque con la tutela delle naturalità, della biodiversità, della stabilità degli ecosistemi e della resilienza è intimamente connessa alla tutela della salute umana, in piena coerenza con l’approccio one health e con il concetto olistico di salute”, dichiara Vito Felice Uricchio del CNR IRSA. “Per tale motivo il Water Day, celebrato presso l’Università degli Studi di Milano, ci aiuta a comprendere che dobbiamo crescere nella conoscenza e nella consapevolezza che tutti i cittadini, con le loro scelte quotidiane, possono contribuire alla prevenzione, alla cultura della salute e alla crescita sana delle future generazioni.”