L’insufficienza cardiaca (nota anche come scompenso cardiaco) è una patologia provocata dalla compromissione della funzione cardiaca, ovvero dell’attività attraverso la quale il cuore pompa il sangue e garantisce, quindi, il corretto apporto di ossigeno a tutti gli organi. Nel mondo colpisce oltre 23milioni di persone e in Europa, così come negli Stati Uniti, provoca circa 300mila decessi all’anno. In Italia, lo scompenso cardiaco rappresenta la seconda causa di ricovero dopo il parto con un tasso di ospedalizzazione pari a 4-5 giorni ogni 1.000 abitanti; la fascia di età più frequente nei pazienti ricoverati è quella tra i 75 e gli 85 anni. La prevalenza della malattia aumenta proporzionalmente all’età, andando dall’1-2% della popolazione in generale al 6,4% per gli over65; il costo che questa patologia provoca è pari all’1-2% del totale della spesa sanitaria in diversi Paesi.
Generalmente lo scompenso cardiaco si manifesta con sintomi quali l’affanno in situazione sotto sforzo e a volte anche a riposo, il gonfiore degli arti inferiori, debolezza, difficoltà respiratorie in posizione supina, tosse, addome gonfio o indolenzito, mancanza di appetito, confusione, peggioramento della memoria. Tuttavia, nella fase precoce può essere anche asintomatico.
Attraverso la terapia si cerca di migliorare la qualità di vita dei pazienti, riducendo i sintomi della malattia; di diminuire le occasioni di ospedalizzazione; di rallentare la progressione della patologia e, infine, di aumentare la sopravvivenza. In questo scenario si inserisce il Bisoprololo fumarato: si è infatti accertato che la terapia con questo farmaco può dare importanti benefici, poiché in grado di ridurre la mortalità dei pazienti, specialmente quella improvvisa, l’ospedalizzazione per tutte le cause che provocano lo scompenso e l’ospedalizzazione per peggioramento dell’insufficienza cardiaca.