Insufficienza respiratoria cronica: come migliorare i sintomi

L’insufficienza respiratoria cronica ostruttiva o BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) rappresenta un problema sanitario crescente a livello mondiale, dimostrato da numerosi studi epidemiologici. Negli ultimi anni la ricerca sta facendo enormi progressi nell’elaborazione di dispositivi per proporre approcci terapeutici d’avanguardia. La BPCO si caratterizza per una ostruzione irreversibile dei bronchi con conseguente limitazione del flusso aereo, progressiva e degenerativa che può diventare invalidante. Viene chiamata anche bronchite cronica o enfisema polmonare, che sono due aspetti con cui la malattia stessa si può manifestare. In Italia i pazienti con BPCO sono circa 5milioni e nei soggetti sopra i 55 anni la prevalenza è del 15% (circa 7,5milioni di persone). Circa 17mila persone muoiono ogni anno di BPCO, responsabile del 50% dei decessi per cause respiratorie, nonché rappresenta la settima causa di ospedalizzazione nel Paese.

“Il fattore di rischio più significativo che porta allo sviluppo della BPCO è il fumo di sigaretta”, spiega il dott. Roberto Rondinini, direttore del dipartimento di Pneumologia a San Pier Damiano Hospital di Faenza, struttura Ospedaliera Polispecialistica di GVM Care & Research accreditata con il SSN. “L’inalazione prolungata causa un’infiammazione cronica delle vie aeree e del tessuto polmonare che provoca l’ostruzione dei bronchi e una produzione eccessiva di muco, facilitando lo sviluppo di infezioni delle vie aeree (bronchite), la dilatazione innaturale dei bronchi (bronchiectasia), la distensione degli alveoli e la perdita di elasticità del tessuto polmonare (enfisema).”

Altri fattori che possono condurre alla malattia sono: l’inquinamento atmosferico da combustibili e da inquinanti industriali, la prolungata esposizione a certi tipi di polveri e sostanze chimiche e la presenza di una malattia genetica conosciuta come deficit di alfa-1-antitripsina. Le manifestazioni principali della BPCO sono la tosse, presenza di catarro e muco persistenti per più mesi consecutivi e spesso anche difficoltà respiratoria (tipico è il respiro sibilante). Si possono manifestare anche infezioni croniche dell’apparato respiratorio.

Per la diagnosi, gli esperti si avvalgono della spirometria che misura la capacità polmonare e l’eventuale presenza di un’ostruzione delle vie aeree. Altri esami che possono essere prescritti sono la radiografia o la TAC ai polmoni e l’emogasanalisi arteriosa sistemica (prelievo del sangue che valuta la possibile carenza di ossigenazione e l’accumulo di anidride carbonica, tipici della cronicizzazione della patologia).

Tuttavia, la BPCO è ancora poco conosciuta e sotto-diagnosticata e, quindi, non adeguatamente trattata. Negli ultimi anni sono emersi nuovi approcci e percorsi terapeutici per i pazienti affetti da BPCO. Nell’ambito del ricovero ospedaliero è di particolare interesse la rimozione extracorporea di CO2 (ECCO2R) associata alla ventilazione meccanica non invasiva che riduce le complicanze delle metodiche invasive mediante intubazione tracheale e sedazione profonda. Tra questi, uno degli ultimi dispositivi per ECCO2R è il CO2Reset – di Eurosets – pensato per trattare pazienti affetti da insufficienza respiratoria ipercapnica secondaria a BPCO e a Sindrome da Stress Respiratorio Acuto (ARDS), laddove la respirazione spontanea risulti inadeguata. In particolare, il dispositivo permette di ridurre i danni derivati dalla ventilazione meccanica, consentendo di mettere parzialmente a riposo il polmone del paziente.