Ipoacusia (perdita di udito). Inserite con successo le prime protesi completamente impiantabili nell’osso

Risultati “molto incoraggianti” per i primi interventi di protesi completamente impiantabili nell’osso per pazienti che soffrono di ipoacusia – ovvero la perdita dell’udito – in forma trasmissiva realizzati all’Ospedale di Treviglio-Caravaggio all’Otorinolaringoiatria, diretta dal dott. Massimiliano Nardone. L’udito, l’unico organo di senso che non smette mai di “funzionare”, è anche l’unico sul quale si può intervenire per porre rimedio e ripristinando, spesso quasi completamente, una normale funzionalità, o comunque un’attività socialmente utile. Le stime dell’Oms indicano che il 6 % della popolazione mondiale è affetta da problemi legati alla perdita di udito o ipoacusia. Non esiste un solo tipo d’ipoacusia, ma si è soliti suddividerla in 2 grandi gruppi:

  • Le forme neurosensoriali, correlate ad un danno dell’orecchio interno (coclea, labirinto, nervo acustico);
  • Le forme trasmissive, correlate ad un danno della catena ossiculare e/o della membrana timpanica o malformazioni del padiglione auricolare.

Per le forme neurosensoriali tutti conoscono le protesi acustiche o gli impianti cocleari, riservati però solo alle persone completamente sorde. Solitamente, le forme trasmissive evolvono invece verso una soluzione chirurgica, che prevede la ricostruzione del timpano o della catena ossiculare). Tuttavia, non sempre il recupero uditivo dopo tali interventi è garantito. In questi casi, le soluzioni alternative (protesi acustiche per via ossea ad occhiale o semi-impiantabili nell’osso, BAHA) non hanno mai avuto un buon successo poiché gravate o da una bassa performance di recupero uditivo, o da una complicata gestione e cura dei tessuti circostanti la protesi impiantata nell’osso: “Recentemente queste difficoltà sono state superate da protesi completamente impiantabili nell’osso, che bypassano le problematiche anatomiche o patologiche dell’orecchio (stenosi, malformazioni, otiti esterne, perforazioni, etc.)”, dichiara Massimiliano Nardone, direttore dell’Otorinolaringoiatria dell’ASST Bergamo Ovest. “L’impianto è inserito sotto la pelle, nella regione temporale dietro l’orecchio, e saldato ad una vite inserita nell’osso. Dopo 1 mese, a integrazione avvenuta, viene collegato un processore esterno tramite magnete, poco visibile tra i capelli e facilmente staccabile in caso di attività sportiva o igiene personale. Già quest’anno nel nostro ospedale sono state impiantate le prime protesi ai pazienti candidabili, con risultati molto incoraggianti.”